Claude Monet, uno dei grandi maestri dell’Impressionismo, plana al Museo del Vittoriano dal 19 Ottobre all’11 Febbraio in un viaggio offertoci tramite una raccolta di sessanta opere divise in sei sezioni. Una raccolta dal carattere equilibrato ed indiscutibilmente emozionante di un’artista che ognuno di noi ritiene di conoscere abbastanza ma che in realtà non smette mai di suscitare la voglia di farne letteralmente indigestione – anche in chi lo adora come me.
“Il mio giardino è un’opera lenta, perseguita con amore e non nascondo
che ne vado fiero” (Claude Monet)
Come non pensare a Monet… quando davanti a noi ci ritroviamo un bellissimo giardino? Impossibile.
Tele meravigliose provenienti dal Museè Marmotton Monet (donate dal figlio Michel) e dal Museè de L’Orangerie di Parigi, dove i fiori dominano la mostra. Non troviamo inoltre solo quelli che definiremmo i “grandi classici” del pittore, ma anche opere che dipinse nella sua casa di Giverny fino alla morte, oltre alle tele del suo suo studio-salone che Monet osservava ogni giorno e i dipinti di cari amici e colleghi come Paul Cezanne e Pierre Henri Renoir.
I suoi sono dipinti floreali così interessanti da esprimere la forza della pittura impressionista nella delicatezza delle pennellate, ispirate dai motivi delle stampe giapponesi e rese impossibili da dimenticare dall’uso dei colori e della luce. Posti quasi irreali che ci rimandano ad un mondo fiabesco o ai luoghi immaginati da Shakespeare nel suo Sogno di una notte di mezza estate, al punto di lasciare l’osservatore spaesato e allo stesso momento attratto da quelle che assomigliano molto di più a foto scattate con un buona Reflex che ad un quadro su tela.
Nella mostra sono presenti pregevoli capolavori di fama mondiale come Glicini, Treno nella nave o Londra. Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi, senza dimenticare Ninfee.
Ninfee è semplicemente il quadro da me preferito, più d’ogni altro tra le opere di Monet: riesce sempre a lasciarmi a bocca aperta, per la capacità dell’artista di dipingere molte raffigurazioni ed elementi artistici da diversi punti di vista con dei colori che sembrano (e sono) esplosione di infinita bellezza in una nebbiolina radiosa.
Fin dall’inizio, l’osservatore viene completamente assorbito e coinvolto in un allestimento virtuale posto all’entrata dell’area dedicata alla mostra e nel corridoio di discesa del museo: grazie ad uno strepitoso effetto acqua, mi è sembrato quasi di camminare dentro le ninfee del giardino di casa Monet!
Una cosa che però mi ha lasciata sinceramente e particolarmente basita è stata la vulnerabilità di questi capolavori all’interno di un allestimento così innovativo: senza custodi e senza barriere di protezione, le opere sono appese a pochi centimetri dai visitatori (con tutti i rischi che questo comporta). Se si aggiunge che gli spazi sono a sua volta piccoli, si crea un notevole assembramento attorno ad alcune aree della mostra.
La mostra, probabilmente grazie ad un importante lavoro fatto dai curatori per pubblicizzarla, risulta molto affollata di Sabato e Domenica ed è quindi sconsigliabile da visitare nel fine settimana. Consigliato invece l’ascolto dell’audioguida (inclusa nel prezzo del biglietto), molto ben curata nell’accompagnare il visitatore lungo la mostra.
Una cosa è certa: se vi trovate a Roma in questo periodo, non potete e non dovete assolutamente perdervela!
Giulia Vinci per www.policlic.it