Il 28 aprile 1992 rassegnò le dimissioni l’allora Presidente della Repubblica, il democristiano Francesco Cossiga.
Eletto nel 1985 al primo scrutinio, il suo fu un settennato diviso in due: nei primi 5 anni Cossiga si astenne da atti decisionali, impostando uno stile piuttosto notarile, molto lontano dall’energia dimostrata dal suo predecessore, Sandro Pertini, mentre, negli ultimi 2 anni del suo mandato (dopo la caduta del muro di Berlino e lo stravolgimento dell’ordine internazionale), egli assunse un ruolo pubblico di primo piano, dirompente, tanto da meritarsi il soprannome di “grande picconatore”, a causa delle sue esternazioni.
Pochi mesi prima, il 31 dicembre 1991, Cossiga già aveva sorpreso tutti con il più breve messaggio di fine anno della storia, durato appena 3 minuti e mezzo, giustificando la propria scelta con il “dovere sommo, quasi disperato, della prudenza”.
Cossiga, alla fine, decise di dimettersi il 28 aprile 1992, appena due mesi dalla fine del mandato, in polemica con gli scandali e le polemiche che lo avevano coinvolto, ma anche a seguito delle elezioni politiche del 5 e 6 aprile, che avevano visto una forte regressione dei tradizionali partiti della prima repubblica.
Fonti:
M. Ridolfi (a cura di), Presidenti: Storia e costumi della Repubblica nell’Italia democratica, Viella, Roma 2014
Immagine: Giulio Andreotti e Francesco Cossiga (archiviofoto.unita.it/Wikimedia commons, pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Andreotti_cossiga.jpg?uselang=it)