Il 2 maggio 1889 a Uccialli, in Etiopia, venne sottoscritto un Trattato di amicizia e commercio tra l’Italia, rappresentata dal plenipotenziario conte Ugo Antonelli, e la stessa Etiopia, rappresentata da Menelik, negus dello Shoa e sul punto di diventare imperatore.
Il Trattato di Uccialli, redatto sia in italiano che in aramaico, oltre che stabilire una serie di principi di collaborazione tra i due Stati, sancì il riconoscimento, da parte dell’Etiopia, della sovranità italiana sull’Eritrea.
L’articolo più denso di conseguenze, però fu l’articolo 17 del Trattato. Nella formulazione italiana, in tale articolo si prevedeva che “Sua Maestà il Re dei Re d’Etiopia consente di servirsi del Governo di Sua Maestà il Re d’Italia per tutte le trattazioni di affari che avesse con altre potenze o governi”. La formula così posta sembrava vincolare l’impero africano a ricorrere all’Italia per la gestione dei rapporti con altre potenze, cosa che avrebbe sancito, di fatto, un protettorato dell’Italia su Addis Abeba, e in questo senso fu interpretato dal Governo italiano presieduto da Crispi. Nella versione aramaica del Trattato, però, l’articolo 17 è formulato in modo che il ricorso all’Italia da parte dell’Etiopia si configuri come una semplice possibilità.
L’equivoco non fu chiarito, e portò a un crescendo di tensioni tra Etiopia e Italia, che condussero prima alla denuncia del Trattato da parte di Menelik, nel 1893, poi alla disastrosa spedizione militare italiana che si concluse con la disfatta di Adua (1896).
Fonti:
https://www.treccani.it/enciclopedia/trattato-di-uccialli_(Dizionario-di-Storia)/
https://it.wikisource.org/wiki/Trattato_di_Uccialli
Immagine: Menelik II, imperatore di Etiopia (https://www.addisherald.com/gmedia-album/emperor-menelik-ii/ / Wikimedia Commons, pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Emperor_of_Ethiopia_Menelik_II.jpg?uselang=it)
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