Introduzione “cinematografica” – Un “omaggio” a Wim Wenders
Soggetto : Dialogo tra due persone
Scena : Viale di città al tramonto
Tecnica : Bianco/Nero
Descrizione :
Le due persone si incontrano e camminano lungo un viale discutendo tra loro ed osservando il tramonto.
Una delle due ha un taccuino e una penna con cui sta appuntando alcuni pensieri.
L’altra ha con sè un megafono ed una borsa.
La discussione prosegue fino ad una piazza, una volta raggiunta la quale le due persone prendono strade diverse.
A – “Hai saputo delle elezioni?”
B – “Si ho letto qualche cosa, e tu?”
A (fuma una sigaretta) – “Hai visto chi è arrivato terzo?”
B – “Sì, quel partito che è arrivato dietro a quelli che negli ultimi anni si sono alternati al potere.”
A – “Dobbiamo fare qualcosa!”
B – “E perchè ? ”
A – “Ma perchè è un evento inaspettato, profondamente temuto e che crea paura, scoramento ed enorme agitazione per un intero Paese così profondamente legato ai valori dell’Unione e a quelli di un mondo aperto, solidale, sensibile al sociale e promotore dell’uguaglianza e dell’accoglienza contro le discriminazioni (B annuisce, estrae dal cappotto un pacchetto di sigarette e ne accende una).
Io mi sto dirigendo con altri ed altre per dire la mia su questa cosa (A mostra il megafono) , ci ritroviamo tutti ad Alexanderplatz, ho saputo che quelli si sono ritrovati lì per festeggiare.”
B (ferma A) – “Ma cosa avranno mai da festeggiare?”
A (laconico) – “Nulla.” (A e B riprendono a camminare)
B – “Ma non hanno vinto, sono arrivati terzi.”
A – “Che importa? Non dovevano esserci! Questo risultato è inaudito, inaccettabile ed antidemocratico per un paese così democratico come il nostro, dove ognuno può parlare liberamente e dire quello che pensa senza avere il pericolo di essere censurato!” (A si volta verso B)
La politica, come la società civile, deve agire per vigilare contro l’avanzata di forze come quella, il nostro Paese è contro persone che sostengono ed incarnano idee come quelle da loro propugnate! Non ci deve essere spazio per loro!
B – “Sì, l’ho capito, l’hai già detto.”
A – “E se non lo capiranno da soli (primo piano su A) ci penseremo noi alla nostra maniera.”
B – “Ma non ti pare di esserti appena contraddetto con le tue stesse parole?”
A – “Ma allora sei come loro!”
B – “Come loro chi?”
A – “Sì, sei come loro, anche tu sostieni e propugni quello che dicono! Dovresti vergognarti, la Storia si ripete, non hai imparato nulla!”
B – “Ma se ho detto nemmeno una parola…”
A – “Basta, me ne vado (A e B raggiungono la piazza), da qui Alexanderplatz non è troppo distante.
Proseguirò da solo, spero di non rivederti mai più.” (un iracondo A lascia un perplesso B in mezzo alla piazza e si incammina verso Alexanderplatz)
B si siede in una panchina perplesso e pensieroso, prende penna e taccuino, su una pagina bianca scrive “Das ist Demokratie.” e si allontana lentamente.
Dettaglio su pagina taccuino, quindi allontanamento graduale fino a campo totale sulla piazza.
Echi di voci e di sirene in lontananza.
Alternative Für Deutschland, il partito che non deve partecipare
“Das ist Demokratie”.
Lo scorso 24 Settembre si è osservata l’ennesima (sarcastica) dimostrazione di questo concetto, questa volta in salsa tedesca.
La tornata elettorale ha decretato infatti l’ascesa del partito Alternative Für Deutschland come terza forza politica del Paese (12,6 % dei voti nazionali, con quasi sei milioni di preferenze) e la sua entrata nel Bundestag con 94 seggi.
Un risultato “storico” in tutti i sensi, trattandosi del ritorno all’interno del Parlamento tedesco di una formazione partitica alla destra della “tradizionale” CDU/CSU dal Dopoguerra.
Una “vittoria morale” che, nell’insieme complessivo della disintegrazione della Große Koalition tra Angela Merkel e Martin Schulz e dei record negativi dei cristiano-democratici e dell’SPD, ha reso la notizia ancor meno digeribile al mondo della politica tedesca (per non parlare della reazione di Bruxelles) , ma ancor di più a quella parte della società tedesca che non può nemmeno sentir parlare di un partito di “estrema destra” in Parlamento.
Come ha reagito, in particolar modo la suddetta parte? Con le modalità a loro note.
Nella serata stessa, lungo le vie di Berlino (nonchè di altre città tedesche) e ad Alexanderplatz (il “quartier generale” dei festeggiamenti dell’AFD), le forze “democratiche” si sono date appuntamento per esprimere “democraticamente” il loro “democratico” dissenso.
Il sarcasmo è evidente considerando come la manifestazione ad Alexanderplatz si sia conclusa con vari arresti.
Il sarcasmo diventa ancor più evidente però considerando gli attori presenti : “studenti” , attivisti politici di varie età ma anche degli autentici “geni” che protestano contro le politiche del partito sventolando bandiere della NATO e criticando Russia Today “per aver creato le basi per l’avanzata dei neo-nazisti grazie alle fake news create da Putin” [1].
Il sarcasmo infine raggiunge l’apice osservando come sia consuetidine constatare l’utilizzo delle stesse parole negli slogan e nei reiterati insulti che determinate collettività (le parole sono importanti), ritenendosi aprioristicmente guardiane della libertà (già, quale?) con atteggiamenti da zeloti, rivolgono al pensiero diverso, non allineato e conforme ad una vera e propria “ideologia post-ideologica” che connubi istanze sociali (o presunte tali, basta che siano politically correct) al globalismo.
Un’ideologia dove i valori rivoluzionari di uno specifico passato che continua ad essere vivo e pulsante (il marxista Eric Hobsawm ha sbagliato tutto, in breve) sono nullificate e ridicolizzate al limite di un grottesco anacronismo incoerente con sè stesso, visto che i loro “presunti” paladini sono i più lontani dai valori dell’ortodossia marxista-leninista ed incredibilmente i più vicini al Kapital tanto osteggiato ad ogni summit internazionale dei grandi Paesi industrializzati.
Tutto questo è comprensibile e quasi logico se contestualizziamo i fatti osservando…la Germania stessa : un paese ricchissimo, una delle nazioni più potenti al mondo sotto numerevoli punti di vista (non solo quello economico) ma dove la Storia ha lasciato il segno più indelebile nei suoi cittadini, tra gli anni del Nazionalsocialismo e la spaccatura della Nazione dal 1945 nei due blocchi della Guerra Fredda.
La Riunificazione della Germania
A seguito del crollo del Muro di Berlino e della successiva fine dell’Unione Sovietica, la Germania ha faticosamente riacquisito, nel corso dei successivi due decenni un’unità economica, industriale, sociale e culturale tra le due diverse “Germanie”.
La parte orientale infatti, sotto il governo “sovietico” della Deutsche Demokratisches Republik (DDR) , era la parte più povera (impoverita dalle politiche centraliste dell’URSS verso i paesi del Patto di Varsavia) nonchè la meno industrializzata.
Negli anni, il governo tedesco riunito stanziò grandi quantità di denaro, tra i propri fondi ed i “giovani” fondi europei, per riammodernare e far letteralmente risorgere le regioni orientali del Paese, in un momento in cui l’economia interna languiva per via del valore del Marco.
A costo di lacrime e sangue nel nome dell’austerità, tra i governi del recentemente deceduto Helmut Kohl (mentore al tempo di una giovane Angela Merkel) e del socialdemocratico Gerhard Schröder il Paese riuscì a rimettersi in piedi ed in sesto nel nome di una efficiente cura ed amministrazione dei bilanci pubblici nonchè di investimenti crescenti e mirati (mentre in Europa altri Paesi con economie più o meno floride di quella tedesca non avevano cura e programmazione economica, spendendo e spandendo come fece l’Italia).
La chiave del successo tedesco sta proprio nell’aver programmato diligentemente in chiave interna e quindi in chiave di politiche comunitarie (un “merito”, dovuto a “demeriti” altrui , reso possibile tra la fase finale del mandato Schröder nel 2004 e, soprattutto, la nomina della Merkel al Cancelierato nel 2005), nelle quali la Germania ha letteralmente preso il sopravvento sugli altri stati membri (l’Italia e la Grecia possono confermare).
La Germania è davvero unita?
Fino qui abbiamo i fatti noti del passato più o meno recente…cosa manca quindi in questa panoramica?
“Forse” le discrepanze sotto il piano sociale e culturale (dove nemmeno i due Cancellieri precedentemente menzionati hanno potuto fare molto).
Un Paese che continua a fare i conti con il proprio passato dilaniato da un logorante senso di colpa ed una continua ricerca dell’autocritica che diviene fine a sè stessa le cui esasperazioni ridicolizzano la portata dei crimini avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale e impediscono uno sviluppo intellettuale che si diversifichi dai rigidi parametri e schemi mentali permeati nel popolo tedesco.
Un Paese che si scandalizza per un romanzo satirico ed ucronico sulla figura di Adolf Hitler pubblicato nel 2012 (“Er ist wieder da” ndr, da cui è stato tratto l’omonimo film tre anni dopo) al punto che l’autore, Timur Vernes, ha dovuto più volte dimostrare e specificare come l’opera non avesse scopi apologetici.
Un Paese nel quale lo studio del fenomeno totalitario che l’ha coinvolta non può esimersi da determinate linee guida, dove lo scorso anno la decadenza dei diritti d’autore (e la conseguente possibilità di ristampa) del governo bavarese sul Mein Kampf ha provocato scandalo ed indignazione.
Un Paese dove alcune tematiche erano e restano tabù e dove altre lo sono divenute, dove pertanto il diritto di satira o la comicità non può oltrepassare barriere politicamente corrette per non offendere la sensibilità dell’una o dell’altra comunità.
Un Paese che sotto l’attuale e lungo Cancelierato di Angela Merkel ha scommesso pesantemente (a partire dal 2011) su una politica volta all’accoglienza di massa.
Motivi umanitari? Accoglienza al grido di “Refugees Welcome” ?
O forse la possibilità di :
1) selezionare “letteralmente” la propria quota di rifugiati politici (prevalentemente siriani in fuga dalla “terribile dittatura” di Bashar Al-Assad che la Germania ha combattuto e combatte strenuamente, al fianco delle forze occidentali allineate alla linea guida statunitense, supportando le azioni dei c.d. “ribelli moderati” per ripristinare la democrazia in chiave antirussa) ;
2) rispettare gli accordi comunitari dove la stessa Germania è la nazione-guida e pertanto tutela principalmente i propri interessi (pronto,Italia?) ;
3) accogliere i suddetti siriani (muniti di competenze e qualifiche tecniche non indifferenti) e creare una nuova forza lavoro sottopagata e sfruttata al soldo delle industrie tedesche a discapito dei cittadini locali?
Senza dimenticare un ultimo fattore : i siriani vanno ad aggiungersi alla nutrita comunità turca presente nel territorio (all’incirca 4,000,000 di Turchi o di Turco-Tedeschi) e alle crescenti comunità irachene,afghane e bosniache, tutte accomunate da un denominatore comune, cioè l’Islam.
La religione, più forte delle politiche statali d’integrazione, continua ad auto-emarginare e “ghettizzare” le comunità arabe, diffidenti del multiculturalismo politicamente corretto tanto in voga nella visione progressista del mondo al punto di sfruttarlo a proprio vantaggio per le proprie rivendicazioni in termini di maggiori diritti o per l’ulteriore diffusione dei propri usi e costumi (dove evidentemente gli stupri di massa avvenuti nella notte di Capodanno del 2015/2016 da parte di nord-africani ed arabi sono all’ordine del giorno).
O al punto di rompere con il sistema che li ha accolti e affidarsi soltanto alla propria fede…e decidere , il 19 Dicembre scorso, di prendere un camion con cui investire 68 persone (uccidendone 12) tra le vie dei mercatini natalizi di Berlino.
Oppure decidere di farsi esplodere davanti ad un bar di Ansbach (24 Luglio 2016) , o di ferire cinque persone a colpi di ascia in un treno regionale a Würzburg (18 Luglio 2016).
L’immigrazione senza controllo, l’accoglienza a tutti i costi, la distanza della politica dinnanzi alle situazioni di degrado e agli appelli dei cittadini (si preferisce insistere sulla necessità di politiche di austerità e sostegno alla moneta unica all’interno dell’Unione Europea) , l’incosciente scelta di sottomettersi all’islamizzazione del proprio Paese (che porta cittadini tedeschi a convertirsi ed arruolarsi come foreign fighters nei fronti di guerra dell’ISIS) in nome del politicamente corretto e della chimera della stabilità democratica , la scelta di nemici sbagliati e le insufficienti risposte ai problemi (la deradicalizzazione non funziona) sono problemi noti in Germania come in altri paesi europei (Francia e Belgio per fare gli esempi più “edificanti”), e ciononostante da Berlino si continua ad ignorarli.
Così, dinnanzi alla cecità della politica e alla sua rigidità ideologica (o pseudo-ideologica), dinnanzi al nulla rappresentato dal duello Merkel contro Schulz dello scorso 3 Settembre e dinnanzi ad una Germania unita probabilmente solo de iure , è stato possibile assistere all’avanzata di Alternative Für Deutschland.
Le chiavi del successo e le lotte intestine
Il risultato ottenuto nelle elezioni dello scorso 24 Settembre è andato ben al di là delle previsioni interne ad Alternative Für Deutschland, un partito con appena quattro anni di vita e con una graduale crescita (con un buon risultato ottenuto alle elezioni europee del 2014 con il 7,07% delle preferenze).Nato dall’economista Bernd Lucke , l’AFD si poneva in chiave euroscettica e profondamente critica nei confronti delle posizioni troppo accomodanti della Merkel sia in chiave di politica interna che di relazioni con l’Europarlamento, ma già nel 2015 vede l’abbandono di Lucke della propria creatura in contrasto con l’allora astro nascente della politica tedesca Frauke Petry , fresca di elezione nel Land della Sassonia (al punto di essere stata rinominata “nuova Merkel” da alcuni analisti politici) e la propria svolta più “estremista”.
Un “paradosso” se si pensa che la Petry abbia a sua volta abbandonato da poco l’AFD (25 Settembre 2017) in contrasto con le posizioni a suo dire “estreme” all’interno del partito (le stesse con le quali aveva evidentemente convissuto fino a quel momento).
Nel corso della sua leadership all’interno dell’AFD, la Petry ha affiancato con maggior insistenza, alle tematiche anti-euro già presenti nel programma, quelle legate all’immigrazione di massa e all’islamizzazione del Paese, ottenendo importanti risultati alle elezioni regionali del 2016 (Sassonia, Renania e Baden-Würtemberg).
Una leadership conclusasi nell’Aprile di quest’anno con la formale rinuncia della Petry alla corsa per il Cancellierato, a seguito della quale si è optato per la coppia formata da Alice Weidel , economista trentottenne con precedenti incarichi di prestigio in istituti come Goldman Sachs , e del settantaseienne Alexander Gauland , ex-membro della CDU/CSU.
Una leadership risolta infine con una rottura senza precedenti, come menzionato precedentemente, la mattina successiva al voto.
“Lassen Sie mich noch ein letztes Wort sagen, weil ich glaube, dass wir an diesem Tag auch offen sein sollten damit, dass es offenen Dissens in der AfD gibt.
Wir sollten diesen nicht totschweigen, weil es genau das ist, was wir von der Gesellschaft auch fordern: dass eine offene Kontroverse geführt wird. Die AfD von 2013 hat den klaren Anspruch vertreten – und so war es auch bis 2015 –, am Ende schnell regierungsfähig zu werden.
Das ist auch weiterhin mein Anspruch.
Eine anarchische Partei, wie es in den vergangenen Wochen das ein oder andere mal zu hören war, die die AfD sei, die kann in der Opposition erfolgreich sein, sie kann dem Wähler aber kein glaubwürdiges Angebot für eine Regierungsübernahme machen.”___
“Permettetemi un’ultima parola, perchè credo che in questo giorno debba essere chiaro come ci sia un aperto dissenso all’interno dell’AFD. Non dobbiamo nasconderlo, perchè è esattamente quello che ci viene richiesto dalla società : che si guidi il dibattito.
Il partito del 2013 ha sostenuto chiaramente – e così è stato fino al 2015 – di essere in grado di governare in tempi rapidi. Questa è ancora la mia richiesta.
Un partito anarchico (l’AFD ndr), come si è potuto vedere nelle scorse settimane, può avere successo all’opposizione, ma non può presentarsi agli elettori come un’alternativa credibile per un cambio di governo.”
(Frauke Petry, dalla conferenza stampa dell’AFD presso il Bundestag, 25 Settembre 2017)
A cosa si è dovuta questa insanabile rottura? Cosa ha portato la Petry ad avere disgusto e paura per le scelte del proprio partito “che hanno impaurito il popolo tedesco e che diversamente avrebbero portato l’AFD a raggiungere persino il 20% dei voti” (cit.) ?
Che la Petry si fosse accorta soltanto nell’Aprile dello scorso anno della presenza di sostenitori ed elettori provenienti da movimenti come ad esempio PEGIDA di Lutz Bachmann (in tal caso sarebbe stata una connivenza utile per la Petry) ?
Che le critiche (e la richiesta di espulsione dal partito nel Febbraio 2017) rivolte alle dichiarazioni anti-semite del deputato della Turingia Björn Höcke (non del tutto smentite da Alexander Gauland nelle sue ultime conferenze e comizi) fossero un controaltare per la propria coscienza per cercare di ritornare verso lidi moderati?
Alice Weidel e i cortocircuiti bipartisan
“Und wir werden uns als Demokraten und Patrioten trotz dessen nicht den Mund verbieten lassen. Denn die Politische Korrektheit gehört auf den Müllhaufen der Geschichte.”
___“E quindi, come democratici e patrioti, noi non permetteremo che ci chiudano le nostre bocche.
Il politicamente corretto appartiene alla spazzatura della Storia.”(Alice Weidel in un congresso dell’AFD a Colonia, 26 Aprile 2017)
Nata a Gütersloh il 6 Febbario 1979, laurea in economia presso l’Università di Bayreuth, incarichi di prestigio presso Goldman Sachs, Allianz e Bank Of China (dove ha lavorato come consulente), leader dell’AFD (in coabitazione con Gauland), ha una seconda residenza in Svizzera ed è madre di due figli. Dimenticavo, è dichiaratamente omosessuale.
È il cortocircuito che colpisce indistintamente tanto l’estrema sinistra così LGBTQIAPK-friendly che impazzisce dinnanzi all’avanzata dei “neo-nazisti/fascisti/razzisti/xenofobi/misogini/omofobi/transfobi” (il livello di follia riguardo alle “categorie di orientamento sessuale” si può probabilmente sintetizzare in questo video del 2016 che coinvolge Steffen Königer , deputato dell’AFD per il Land brandeburghese [2]) e discrimina una rappresentante della comunità che pretendono di tutelare, quanto l’estrema destra tedesca che ritrova, come guida del proprio partito, una donna che ha annunciato il proprio coming out con le parole “Non sono nell’AFD nonostante la mia omosessualità, ma perchè sono omosessuale.” .
È un “cortocircuito” con cui dovranno tutti convivere, in quanto Alice Weidel non ha la benchè minima intenzione di arretrare, e il risultato delle scorse settimane è solo l’inizio.
L’annuncio pubblico della propria omosessualità è stato probabilmente forzato per via delle intromissioni dei mass media nella propria vita privata (la relazione con la propria compagna con cui ha avuto due figli), ma questo ha portato ad analizzare anche le opinioni della Weidel sulle tematiche dei diritti civili (ricordiamo come quest’anno sia stata approvata in Germania la legge che equipara il matrimonio eterosessuale a quello omosessuale).
In un’intervista rilasciata al blog Philosophia Perennis successivamente al proprio coming out bavarese, la Weidel affermava come l’AFD fosse “l’unica reale protezione per i gay e le lesbiche in Germania” in quanto “vittime preferite e designate dagli immigrati di fede islamica”.
Si deve capire invece l’effettiva attendibilità della notizia, riportata da varie testate e siti nel nostro Paese, secondo cui la Weidel, nella stessa intervista, si sarebbe esposta anche contro l’insegnamento dei c.d. “gender studies” nelle scuole, affermando come tali tematiche “siano da affrontarsi all’interno delle mura domestiche nell’amore delle famiglie di qualsiasi tipo, quando nelle scuole tedesche i ragazzi devono imparare il tedesco, la matematica o la filosofia”.
In caso contrario infatti, si tratterebbe di una clamorosa bufala in salsa italiana rimbalzata per tutti i mezzi di comunicazione, senza distinzione di orientamento politico (e in tempi di vere o presunte fake news, è importante saperle distinguere).
Ma se fosse confermata, sarebbe un interessante elemento da prendere in considerazione attorno alla figura della Weidel stessa, una donna carismatica e determinata lontana dall’incessante bombardamento delle idee LGBTQIA.
Superando la questione dei diritti civili, l’economista Weidel ha idee molto chiare sulle mosse che il partito dovrà compiere all’interno del Bundestag : opposizione alle politiche della Jamaika-Koalition (quando verrà creato l’esecutivo) , lotta all’euro, lotta all’immigrazione open borders e lotta alle politiche europee con il mirino puntato, in particolar modo, contro Angela Merkel (con una commissione d’inchiesta tra i primi atti parlamentari a firma AFD sulla questione dei migranti).
Nell’attesa, nonostante il democratico “assedio” del 24 Settembre ad Alexanderplatz, il popolo dell’AFD ha avuto di che festeggiare ed i 94 rappresentanti che presto siederanno nel Bundestag dovranno essere pronti ad un nuovo assedio (non solo da parte dei partiti e del governo, ma anche della stessa istituzione del Bundestag che verrà guidata dall’ex Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble) .
Si preannuncia una vera e propria guerra…che può riportare anche a dei deja-vù storici : la Repubblica di Weimar d’altronde finì così.
“Das ist Demokratie”.
Guglielmo Vinci per www.policlic.it
Rechts = “A destra”
Qui i link che compongono il nostro focus sulle elezioni tedesche
“Merkel Quater : Il tramonto della socialdemocrazia” —-> http://www.policlic.it/pcwd/?p=456
“Merkel Quater : La fine dei partiti ? ” —-> http://www.policlic.it/pcwd/?p=374