Il 5 maggio 1789 vennero inaugurati, a Versailles, gli Stati generali, convocati dal re Luigi XVI per cercare di far fronte alla pesante crisi economica e finanziaria che stava colpendo la Francia.
Sin dall’inizio degli anni Ottanta del Settecento, erano stati fatti vari tentativi per affrontare la crisi, e in particolare il ministro dell’economia Necker propendeva per introdurre una tassazione sulla nobiltà e il clero, ceti sino allora esenti da imposte. In assenza però degli Stati generali, che si erano riuniti l’ultima volta nel 1614, il Parlamento di Parigi, composto da nobili, si era costantemente opposto a ogni riforma fiscale, senza che Luigi XVI avesse la forza e il prestigio per imporre la sua volontà.
Fu in questo contesto che il re decise di convocare nuovamente gli Stati generali (composti dai rappresentati dei tre Stati, nobiltà, clero e Terzo Stato), cosa che portò a una notevole mobilitazione politica in una Francia che, rispetto ai secoli precedenti, era cresciuta anche culturalmente.
Dopo la convocazione degli Stati generali, subito cominciarono i contrasti in relazione al meccanismo di voto: tradizionalmente, negli Stati generali si votava per Stato, e ciò faceva in modo che si creasse un asse abbastanza stretto tra nobiltà e clero a difesa dei propri privilegi, lasciando costantemente in minoranza il Terzo Stato. Il re e Necker accordarono una quota maggiore di rappresentanti al Terzo Stato, ma non risolsero la questione del meccanismo di votazione, che rimase invariato.
Nel marzo del 1789 furono eletti i rappresentanti dei vari ceti agli Stati generali (con il clero che venne rappresentato per la maggior parte da parroci di provincia, mentre il Terzo Stato da membri dell’alta borghesia), e il 5 maggio, con discorsi di Luigi XVI e di Necker, gli Stati generali furono inaugurati.
Le tensioni relative al meccanismo di voto, però, non si placarono, e quindi il 17 giugno i rappresentanti del Terzo Stato si proclamarono Assemblea nazionale, una rottura che di lì a tre giorni porterà al cosiddetto Giuramento della Pallacorda. All’Assemblea nazionale si unirono rapidamente i rappresentanti del basso clero, e il 27 giugno il re dovette cedere, intimando all’alto clero e alla nobiltà di confluire nell’Assemblea nazionale, che divenne Assemblea nazionale costituente il 9 luglio, ponendo fine alla storia degli Stati generali.
Il 5 maggio 1789, dunque, si mise di fatto in moto alla macchina che portò alla Rivoluzione francese, scoppiata il 14 luglio dello stesso anno con la presa della Bastiglia. Curiosamente, sempre il 5 maggio, ma del 1821, trovò la morte Napoleone Bonaparte, in esilio a Sant’Elena, chiudendo idealmente il cerchio che si era aperto 32 anni prima.
Fonti:
R. Ago, V. Vidotto, Storia moderna, Laterza, Roma-Bari 2004
https://www.policlic.it/il-cinque-maggio-un-cantico-che-forse-non-morra/
Immagine: Louis-Charles-Auguste Couder, Stati generali del 1789, olio su tela, reggia di Versailles/Wikimedia Commons, pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Couder_Stati_generali.jpg?uselang=it)
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