Sin dal secolo scorso la visione a livello internazionale della questione regionale della Catalogna è stata avvelenata dalle interpretazioni errate di diversi autori interni alla Spagna ed esterni ad essa.
Autori come il noto George Orwell, che con il suo “Omaggio alla Catalogna”, narrava le proprie avventure nel POUM (Partido Obrero de Unificación Marxista) descrivendo una Catalogna con un senso di identità esagerato.
Restando nell’ambito Orwell, l’analisi delle sue opere ci permettono di comprendere e renderci conto dell’importanza della lingua e del binomio Lingua-Potere.
Una prima distinzione analitica
Per affrontare la questione sarà importante accurare l’utilizzo dei termini usati , cercando inoltre di esercitare un poco di onestà storica e sociale.
Innanzitutto è di fondamentale importanza sottolineare e rimarcare la differenza tra un catalano e un separatista.
Il primo è un cittadino spagnolo che abita nella regione della Catalogna.
Il secondo è un individuo a cui per 30 anni è stata ripetuta una menzogna trasformandola in realtà nel suo divenire quotidiano.
In questi tempi assistiamo ad un uso spregiudicato del concetto di “autodeterminazione dei popoli” che è passato a esser valido per tutto e per nulla allo stesso tempo.
Per poter adoperarlo minimamente dobbiamo potere parlare di popolo e nel caso Catalano non abbiamo un popolo particolare davanti a noi.
L’incontrollato utilizzo di “autodeterminazione dei popoli” può dar luogo a giustificare qualsiasi secessione, anche quella del Valle de Arán, comunità della regione Catalana che vuole separarsi a sua volta dalla Catalogna, innescando una reazione a catena al punto a ritrovarci un nuovo popolo in ogni condominio.
Non si tratta di democrazia, qui si tratta di una minoranza di fanatici che vuole imporsi in modo unilaterale e interpreta la realtà a proprio piacimento.
Dei fanatici che sono riusciti a rigirarsi la frittata, per l’ennesima volta, a livello mediatico suscitando simpatie e sostegno in una parte della comunità internazionale.
Un brevissimo cenno storico
La Catalogna storicamente nasce come Contea dentro il Regno di Aragona e successivamente, dopo l’unità spagnola grazie ai Re Cattolici, acquisisce un’identità regionale assieme ad altre 16 regioni o “comunità autonome”.
Catalano pertanto è colui che abita la regione della Catalogna.
La regione della Catalogna, come molte regioni, è stata destinazione di migliaia e migliaia di migranti provenienti da altre parti della penisola iberica, il che lascia intendere la complessa conformazione di abitanti della penisola che la forma.
La Catalogna quindi non è MAI stata indipendente.
La Catalogna etnicamente è abitata da individui che condividono sangue, storia, tradizioni e strutture sociali con il resto della penisola. Il Catalano è una delle lingue storiche della Spagna e assieme alle altre forma parte del bagaglio culturale della Spagna.
Essa rappresenta una ricchezza e non un arma da poter usare per dividere come è stato fatto da anni a questa parte nelle scuole, dove non veniva insegnato lo spagnolo agli studenti e dove si multavano gli esercenti che intitolassero i loro negozi solo in Spagnolo.
Il catalano si parla in altre due regioni spagnole e convive perfettamente con lo spagnolo e le questioni secessioniste non esistono.
Come si è arrivati al “referendum” ?
La causa degli avvenimenti di ieri può essere rintracciata nel 2014 quando fu convocato un referendum per l’autodeterminazione della Catalogna dal precedente presidente della regione Artur Màs. Anche in quella occasione il Tribunale Costituzionale lo dichiarò illegale, ma venne comunque celebrato un “processo partecipativo” che portò alla condanna da parte del Tribunale Superiore di Giustizia della Catalogna e del Tribunale dei Conti.
Dal marzo 2017 la Generalità de Cataluña manifestò l’intenzione di richiedere materiali come seggi e schede per delle elezioni regionali.
Alcuni denunciarono come questi preparativi fossero in realtà un tentativo di organizzare in segreto il referendum.
Inizialmente previsto per il 17 Settembre 2017, il Parlamento regionale decise rapidamente di celebrare la consultazione, nonostante la percentuale dei voti dei partiti secessionisti fosse solo del 47,8%.
Il 9 giugno 2017 il presidente della regione Carles Puigdemont, annunciò che il referendum si sarebbe svolto il 1 ottobre del 2017 e che la domanda alla quale i cittadini della regione catalana sarebbero stati chiamati a rispondere sarebbe stata la seguente:
<<Vuole che la Catalogna sia uno stato indipendente con forma repubblicana? Si o No>>
Nella stessa circostanza aggiunse che, a differenza di quello realizzato nel 2014, questo referendum avrebbe avuto un valore vincolante perché secondo lui si trattava di uno strumento avallato da una grande maggioranza politica e sociale.
Il Parlamento catalano approvò una riforma del suo Regolamento, permettendo così il dibattito e l’approvazione delle leggi in un solo giorno.
Questa riforma è stata sospesa dal Tribunale Costituzionale il 31 luglio del 2017 in base all’art. 161.2 della Costituzione spagnola.
Infine, lo scorso 20 Settembre tre tribunali Catalani richiesero alla Guardia Civil l’arresto di diversi esponenti del governo per chiarire delle indagini riguardo la preparazione illegale del referendum.
Il resoconto del “voto”
Sin dalle prime ore del mattino sono stati sorpresi diversi seggi con i voti all’interno già precompilati.[1]
La poca collaborazione della polizia regionale (i Mossos d’Esquadra) ha portato a dover richiedere l’intervento di altre forze di polizia dal resto della Spagna [2] (fatto che ha portato sette giudici ad indagare sull’operato dei Mossos per non aver impedito la votazione, come ordinato dal governo centrale di Madrid). [3]
A riguardo, come si può osservare in questo video, si può vedere uno dei momenti del confronto tra la Guardia Civil (l’equivalente dei Carabinieri italiani) ed i Mossos (polizia regionale). [4]
Il Governo Regionale Catalano (La Generalitat) ieri ha provato ad attivare il voto telematico con scarsi risultati nella giornata di voto.
Ci sono stati più di 800 feriti secondo la Generalitat, tra civili votanti e le forze dell’ordine coinvolte.
Nella notte il governo regionale ha informato che ha vinto il “Si” con più del 90% dei voti e che proclameranno l’indipendenza in pochi giorni.
A questo punto è alquanto probabile che verrà fatto valere l’articolo 155 Cost. che recita:
«(I) Ove la Comunità Autonoma non ottemperi agli obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi, o si comporti in modo da attentare gravemente agli interessi generali della Spagna, il Governo, previa richiesta al Presidente della Comunità Autonoma e, ove questa sia disattesa con l’approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà prendere le misure necessarie per obbligarla all’adempimento forzato di tali obblighi o per la protezione di detti interessi.
Il Governo potrà dare istruzioni a tutte le Autorità delle Comunità Autonome per l’esecuzione delle misure previste nel comma precedente.»
In questo modo il Governo spagnolo potrebbe annullare lo Statuto di Autonomia Catalano e procedere all’arresto dei suoi vertici.
Nei prossimi giorni avremo maggiori chiarimenti sul come si profilerà la situazione.
Il risveglio della Spagna e della Catalogna
Qualunque sia l’esito e le conseguenze di questa consultazione popolare, oggi è stata inflitta una nuova ferita al popolo spagnolo, ma non soltanto da parte del separatismo catalano, bensì dal proprio governo spagnolo.
La situazione viene da molto lontano : il problema infatti si è accentuato nuovamente da quando, dopo la Costituzione del 1978, i diversi governi hanno permesso che l’educazione e altre funzioni andassero nelle mani di strutture amministrative regionali avvelenate dal separatismo.
Ciò ha permesso che per numerosi anni, nelle scuole della Catalogna, si insegnasse una Storia diversa.
Si è permesso che la propaganda separatista agisse indisturbata fintanto che il governo regionale appoggiava i governi centrali in materia fiscale.
Non si sarebbe mai dovuti arrivare a questa situazione, in cui i separatisti vendono la propria propaganda alla comunità internazionale.
In breve, il Referendum NON aveva una vera importanza.
Se Rajoy non reagirà, sospendendo l’autonomia immediatamente, se non verranno arrestati i vertici del separatismo subito, se non si smetterà di elargire fondi a questa realtà, se non si dissolverà la direzione dei Mossos e se i gruppi unionisti continueranno ad essere ignorati, allora la situazione sarà perduta per sempre.
Il governo centrale deve riprendere in mano l’educazione e controllare perché non ci siano mai più tergiversazioni e mistificazioni nei libri di storia.
Deve vegliare perché nessuno studente sia più discriminato solo perché parla spagnolo.
No nos engañan. Cataluña es España.
Viva la Unidad de España.
Juan de Lara Vázquez per www.policlic.it