Brevi riferimenti storico-politici
La storiografia contemporanea si è spesso interrogata su quale potesse essere ritenuto il periodo nella storia di Hong Kong più consono per comprendere le complesse dinamiche politico-istituzionali di questa Regione Amministrativa Speciale. Questo è stato individuato negli ultimi anni della dinastia Qing.
Il controllo dei Qing sull’intera Cina diminuì drasticamente nel XIX secolo, quando si presentarono delle variabili endogene ed esogene avverse all’impero celeste. Dal punto di vista interno si dovette assistere ad una lunga fase di stagnazione economica, portatrice di un immane squilibrio sociale e di una crescita demografica senza precedenti. Per quanto concerne invece le variabili esogene, troviamo le ingerenze degli Stati che, interessati alla posizione strategico-commerciale cinese, si affacciavano sul panorama estremo-orientale durante la prima guerra dell’oppio (1839-1842).
Gli scambi commerciali della Corona britannica erano stati posti da tempo sotto il controllo diretto della Compagnia Britannica delle Indie Orientali, che aveva visto nella baia di Hong Kong una posizione strategica. Il Regno Unito aveva inoltre tutto l’interesse di sconfiggere la Cina nella prima guerra dell’oppio, visto che il 10-15% degli introiti della Compagnia Britannica delle Indie Orientali proveniva proprio dal commercio dell’oppio. L’Union Jack britannica venne innalzata sulla baia di Hong Kong in seguito all’occupazione del 1841.
La Hong Kong occupata dai britannici nel 1841 era una baia popolata prevalentemente da pescatori e in tutto contava 7450 abitanti (a differenza della Hong Kong attuale, che di abitanti ne conta ben 7 milioni). Era dunque un centro poco importante in termini di risorse naturali e minerarie, ma assai attrattivo per via della sua posizione geografica proiettata sul Mar Cinese Meridionale. Per la sua cessione fomale alla Corona britannica si dovette aspettare però il Trattato di Nanchino del 1842.
Il Trattato di Nanchino del 29 agosto 1842 fu un’importante convenzione che pose fine alla prima guerra dell’oppio tra impero britannico e impero Qing; può essere inoltre considerato il primo dei “trattati ineguali” conclusi dalla Cina con le altre potenze straniere. Grazie a questo la Corona britannica ebbe la possibilità di aprire dei nuovi porti commerciali in Cina, di instaurare dei propri diplomatici e (cosa più rilevante ai fini della nostra analisi) avvenne la cessione in perpetuo dell’isola di Hong Kong (articolo III del Trattato).
Situata dinanzi alla costa meridionale della Cina, tra il delta del fiume delle perle e il Mar Cinese Meridionale, Hong Kong fu proclamata ufficialmente colonia britannica nel 1843, e lo sarebbe rimasta sino al vicino 1997. Dopo la proclamazione della Repubblica Popolare di Cina il primo ottobre 1949, nonostante il governo di Mao non riconoscesse formalmente i trattati ineguali conclusi dopo le guerre dell’oppio, le relazioni tra Londra e Pechino rimasero sostanzialmente buone.
Il 1984 è forse l’anno più emblematico ai fini della comprensione dello status politico-amministrativo di Hong Kong oggigiorno; è infatti l’anno in cui Cina e Regno Unito ratificarono la joint declaration, un accordo nel quale si stabiliva che, a partire dalla mezzanotte del 1° luglio 1997, l’intero territorio di Hong Kong sarebbe tornato sotto la sovranità cinese, con lo status di Regione Amministrativa Speciale, secondo lo storico principio diplomatico “un paese, due sistemi”. Nella dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984 si decise inoltre che Hong Kong avrebbe mantenuto la sua relativa autonomia (dopo la cessione del primo luglio 1997) per altri 50 anni, fino al lontano 2047; dopo questa data Hong Kong sarebbe tornata a tutti gli effetti sotto la piena giurisdizione cinese.
“Un paese, due sistemi”
La dichiarazione congiunta sino-britannica fu siglata dal primo ministro inglese Margaret Thatcher e quello cinese Zhao Ziyang il 19 dicembre 1984.
Da un lato la Repubblica Popolare Cinese voleva Hong Kong sotto la sua sfera di controllo, dall’altro il Regno Unito era preoccupato per le sorti del porto profumato. La colonia britannica aveva infatti negli anni sviluppato un sistema economico di tipo capitalista (dunque inconciliabile con l’economia socialista di Pechino). Anche il sistema amministrativo-giudiziario era considerato dal Regno Unito come non integrabile al sistema politico cinese. La volontà degli inglesi era quella di evitare che vi fosse un mero azzeramento di tutte quelle che erano le strutture politico-economiche cristallizzatesi ad Hong Kong in quei 150 anni di colonizzazione. Per sviare a questo problema di “incompatibilità” si ebbe una grande intuizione diplomatica, partorita da Deng Xiaoping. Deng – leader de facto della Cina dal 1978 al 1992 – è infatti passato alla storia per aver coniato l’espressione “un paese, due sistemi”.
Attraverso questa formula politica si affermò da un lato l’unicità della Cina come soggetto politico, dall’altro entrò definitivamente in campo l’idea che vi potessero essere, all’interno del territorio cinese (e quindi al di sotto della sovranità di Pechino) delle Regioni Amministrative Speciali, con delle caratteristiche istituzionali ed economiche differenti rispetto a quelle delle normali province cinesi.
Al giorno d’oggi Hong Kong è una Regione Amministrativa Speciale della Repubblica Popolare di Cina, ha un sistema economico di tipo capitalista e sul suo territorio il diritto praticato è quello della cosiddetta Hong Kong basic law.
Che cos’è una Regione Amministrativa Speciale (RAS)? Quante e quali sono le RAS nell’attuale Cina? Quale è il loro rapporto nei confronti del governo centrale di Pechino?
Per rispondere a questi quesiti bisogna in primo luogo aver ben presente la suddivisione amministrativa della Repubblica Popolare Cinese (immagine 1).
Come si può notare dalla leggenda di questa carta geografica relativa all’attuale suddivisione amministrativa della Repubblica Popolare Cinese, Hong Kong non è l’unica RAS ad essere fagocitata all’interno del territorio cinese. Sono presenti infatti due Regioni Amministrative Speciali: Hong Kong e Macao. Entrambe sono controllate dal Governo Centrale del Popolo, come stabilito dall’articolo 12 delle leggi di base delle due Regioni.
Lo status di Hong Kong trova una formalizzazione costituzionale nell’articolo 31 della Costituzione della Repubblica Popolare Cinese del 1982 “Lo Stato, se necessario, istituisce Aree Amministrative Speciali. L’ordinamento delle Aree Speciali deve essere fissato secondo le norme di legge dell’Assemblea Popolare Nazionale in base alle diverse situazioni concrete”. La Regione di Hong Kong mantiene una forte autonomia in termini politico-economici, ma è completamente subordinata a Pechino per quanto concerne la difesa e la politica estera. Queste due materie rientrano infatti al di sotto della sfera di competenza del governo centrale cinese. Nonostante l’autonomia di Hong Kong sia fortemente limitata da Pechino, la Regione può concludere accordi con Stati Terzi (soprattutto nella sfera culturale e commerciale) e ha la piena facoltà di entrare a far parte di Organizzazioni Non Governative.
L’incorporazione delle Regioni Amministrative Speciali all’interno del sistema giuridico cinese risponde da un lato all’esigenza costituzionale di rispettare i gruppi etnici minoritari presenti in quei territori, dall’altro a quella confuciana, che si basa sul principio della “multinazionalità dell’impero”. La più parte della dottrina internazionalista si trova oggigiorno d’accordo sul considerare l’impalcatura costituzionale del porto profumato fondata principalmente su ragioni non tanto etniche quanto storico-culturali.
Legge Fondamentale e sistema di corti autonomo
Il sistema giuridico di common law, garantito dalla Legge Fondamentale (in inglese Hong Kong Basic law) del 4 aprile 1990, rappresenta uno dei lasciti più significativi della colonizzazione britannica. La cristallizzazione del sistema di common law è avvenuta attraverso la dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984, e successivamente grazie all’approvazione della Legge Fondamentale di Hong Kong.
La Legge Fondamentale è il documento ufficiale della RAS, nonché fonte principale del diritto di Hong Kong. La Hong Kong Basic law ha uno status giuridico molto particolare, essendo al tempo stesso legge nazionale della Repubblica Popolare Cinese, “mini-Costituzione” della RAS e attuazione della dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984. All’interno della Legge Fondamentale sono ben rintracciabili le disposizioni che garantisco la permanenza del sistema di Common law impostosi durante la colonizzazione britannica (artt. 2, 8). Per quanto concerne la gerarchia delle fonti del diritto della RAS di Hong Kong, la Legge Fondamentale si posiziona al vertice di questa, trovando subordinazione solamente nei confronti della Costituzione della Repubblica Popolare di Cina.
Altro elemento fondativo dell’impianto istituzionale della RAS è rappresentato dall’indipendenza dell’organo giurisdizionale. Il sistema delle corti successivo all’handover riprende infatti quasi integralmente la struttura dell’apparato giudiziario previsto sotto la colonizzazione britannica. Per quanto concerne le controversie della RAS, su di queste hanno la piena giurisdizione i giudici delle corti di Hong Kong, mentre la difesa e gli affari esteri sono di prerogativa statale.
Il principio diplomatico “un paese, due sistemi”, secondo una parte della dottrina internazionalista, potrebbe venire sempre meno in questi prossimi anni. Il governo centrale di Pechino, impone sempre più frequentemente restrizioni alle Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao. Basti qui menzionare la tanto discussa decisione del 2014, quando il Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo Cinese ha addirittura modificato la modalità di elezione del governatore della Regione di HK. Secondo un parere dottrinale largamente condiviso, la Cina di Xi Jinping di questi anni stringerà sempre più la presa sul porto profumato, svelando una volta per tutte la fragilità delle Regioni Amministrative Speciali.
Sergio Tagliata per Policlic.it