Crisi speculative e drenaggio delle casse statali

Crisi speculative e drenaggio delle casse statali

Una dinamica della risposta alle crisi di sistema nel contesto dei decreti aiuti

Lo strumento della tassazione è di primaria importanza nell’esercizio della sovranità da parte degli Stati moderni. Senza di esso, lo Stato non solo non può garantire la sicurezza del territorio (come avveniva allo Stato feudale), ma neanche i servizi di welfare necessari per garantire la sicurezza sociale dei suoi cittadini.

In tal senso, le entrate generate nelle casse dello Stato, a partire dalla tassazione, non possono che considerarsi come denaro di tutti, che dev’essere utilizzato per perseguire l’interesse pubblico. Da questo punto di vista, la separazione tra le risorse finanziarie dei cittadini e quelle dello Stato appare illusoria, in particolare qualora i fondi pubblici vengano utilizzati in situazioni di crisi. In tali contesti, infatti, la necessità urgente di supportare la liquidità di cittadini, enti pubblici, imprese e operatori del terzo settore può permettere il trasferimento di fondi pubblici – in ultima istanza, nostri – nelle mani di attori che per primi hanno causato la crisi in atto[1]. Lo vedremo, qui, nel caso della crisi energetica intervenuta dopo l’invasione russa in Ucraina e la relativa speculazione nel relativo mercato.


La premiazione delle pratiche speculative

Le pratiche speculative sono da intendersi, in questo saggio, come l’aumento dei prezzi, da parte degli attori privati, a patto che esso rispetti una delle seguenti condizioni:

  • Speculazione sui costi di produzione: l’aumento dei prezzi, pur se contestuale a un aumento dei costi di produzione:
    • A: non è proporzionata ad essi;
    • B: È proporzionata, ma la difesa del margine di profitto è eccessivamente dannosa per i cittadini, in particolare quelli appartenenti alle fasce sociali più deboli;
  • Speculazione sull’inflazione generale: l’aumento dei prezzi è contestuale a un aumento dell’inflazione generale. Tuttavia:
    • C: è sporoporzionata;
    • D: è proporzionata, ma la difesa del margine di profitto è eccessivamente dannosa per i cittadini, specialmente quelli appartenenti a fasce sociali più deboli.

Tali pratiche risultano particolarmente problematiche qualora l’azione di governo che ne consegue sia esclusivamente mirata a tamponare l’emergenza, contribuendo nel ripagare il debito contratto dai cittadini nei confronti delle aziende speculatrici (la bolletta che essi si trovano a dover pagare), premiando così indirettamente l’azione di queste stesse aziende.

Politiche avanzate dai governi, che siano riconducibili alla premiazione indiretta della speculazione, possono essere rinvenute in diversi ambiti, tra i quali quelli delle speculazioni finanziarie[2], delle crisi abitative[3], delle crisi salariali[4] e delle crisi inflattive[5]. Si tratta di politiche indubbiamente importanti, in ottica anti-ciclica, ossia quando la congiuntura economica corrente si riveli sfavorevole per l’economia del Paese, rendendo necessario l’intervento statale. L’ottica marcatamente keynesiana[6] di tali pratiche, però, sembra evidentemente rovesciarsi di segno, avvicinandosi a un impianto neoliberista, nel momento in cui non si affiancano, né sono anticipate o seguite da pratiche volte a rafforzare il sistema, prevenendo e punendo quelle che danneggiano l’economia del Paese.

Il rischio reale, analizzato in questo saggio, è che lo stemperamento del conflitto sociale insorgente nel momento di difficoltà economica del Paese si accompagni così a politiche che apparentemente sembrano volte a difendere le fasce più deboli, ma invece certificano la possibilità delle aziende creditrici di assicurare il profitto derivato dalle proprie pratiche speculative, sottraendo al contempo risorse vitali – e collettive – dalle casse dello Stato.

Ciò ci porta ad analizzare il caso della crisi energetica che ha avuto luogo in seguito all’invasione dell’Ucraina e del relativo caro-prezzi. Dopo un breve riferimento al funzionamento di questo mercato, si analizzeranno le politiche adottate dai governi Draghi e Meloni, attraverso l’analisi dei cosiddetti “Decreti aiuti”. Ciò servirà a individuare, all’interno dei decreti, gli elementi riconducibili alla premiazione indiretta della speculazione, permettendo al contempo di presentare soluzioni alternative possibili o già in fase di studio a livello UE.


L’intricata matassa: il mercato energetico e le sue reazioni a catena

Come noto, l’invasione russa in Ucraina ha portato a un aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia. A causa del rincaro del gas naturale, ciò che è venuto a conseguirne è stato un effetto a catena, che ha portato con sé un aumento degli importi dell’energia elettrica[7] e un effetto domino anche sull’inflazione generale dei prezzi, tutti più o meno legati al trasporto su gomma e quindi al prezzo dei prodotti petroliferi[8]. Ne sono conseguiti effetti deleteri per le famiglie, ma anche per le imprese e per il settore pubblico, tutti colpiti sia dall’inflazione generale, sia dall’aumento dei prezzi della benzina, che dall’aumento delle utenze.

Tale complessità – l’“intricata matassa” cui si fa riferimento nel titolo del paragrafo – impedisce in buona sostanza di delineare una vera e propria dinamica, interna a uno specifico mercato. Se infatti si prendesse ad oggetto il singolo mercato dell’energia elettrica, gli effetti del suo andamento sarebbero influenzati da così tante variabili esterne (con effetti di feedback, oltretutto), da rendere ogni analisi estremamente debole. Diverso e più utile sarebbe delineare una dinamica di sistema, capace di rendere conto dell’andamento dei prezzi dell’elettricità (e conseguenti politiche pubbliche) e del gas, nonché dell’inflazione generale dei prezzi. Se ne deriverebbe un modello di dimensioni convincenti, ma piuttosto difficile da teorizzare e testare.

Ci concentreremo, quindi, sul mercato dell’energia elettrica, rilevando e classificando le politiche attivate dai governi Draghi e Meloni.

Va però innanzitutto indicato perché l’andamento dei prezzi del mercato energetico sia da considerare preda di pratiche speculative. Prima di farlo, però, suddividiamo tali pratiche in due gruppi.

Nei casi di speculazione di tipo B e D, ossia quelli in cui l’inflazione è proporzionata alla congiuntura economica corrente, il soggetto che difende i propri margini sembra agire in maniera non perseguibile a norma di legge. La difesa del margine di profitto dell’azienda può però rivelarsi esiziale per la comunità. Dunque, anche in questo caso, l’intervento statale può considerarsi necessario, perché a essere colpiti sono soggetti per la maggior parte deboli (i consumatori finali), per tutelare soggetti forti (i detentori delle azioni dell’azienda). Ciò appare particolarmente vero se tale azienda è, come accade generalmente nel mercato energetico, un’azienda di grandi dimensioni.

Ancora peggiori, ovviamente, sono i casi di tipo A e C, dove neanche la congiuntura economica sembra giustificare l’azione delle aziende. In questo caso, il danno sociale che deriva dall’azione delle singole aziende non è neanche derivato dalla difesa di un profitto legittimamente perseguito, ma si può parlare di una vera e propria pratica speculativa e si possono ipotizzare interventi legislativi volti a garantirne la persecuzione giurisdizionale.


La speculazione in campo energetico

Lo scenario che sembra delinearsi nel settore dell’energia coinvolge entrambe queste tipologie di pratica speculativa, sia quelle soggette a intervento politico, sia quelle soggette a intervento giurisdizionale.

Se è lampante come le aziende energetiche si siano mosse per tutelare i propri margini di profitto, un elemento che sta emergendo nel quadro generale è quello di una speculazione più marcata e facilmente associabile a un intervento giurisdizionale. Un primo esempio è l’intervento a opera dell’Antitrust nei confronti di diversi operatori di energia – Enel, Eni, Hera, A2A, Edison, Acea ed Engie -, i cui utenti stavano “subendo dai propri fornitori di luce e gas aumenti illegittimi e minacce di rescissione dal contratto di fornitura”[9]. Un altro esempio di specie, legato stavolta all’inflazione generale, è quello portato alla luce dalla “Reuters”: l’aumento dei prezzi da parte delle aziende non sarebbe stato proporzionato all’aumento dell’inflazione. Le aziende, riporta l’agenzia, “are cashing in on inflation”, “stanno incassando dall’inflazione”. Ciò sarebbe emerso da un meeting della Banca Centrale Europea[10].

Un ultimo esempio, questo ancor più degno di nota, è quello dell’Eni. Lo scontro tra governo e aziende energetiche per la tassa sugli extraprofitti già da solo costituisce indizio di come l’innalzamento dei prezzi dell’energia sia scarsamente legato a una difesa del margine di profitto, ma derivi invece da un aumento di tale margine. Il fatto che lo scontro abbia luogo non nei confronti di attori privati ma di un’azienda ad azionariato di maggioranza pubblico, non può che peggiorare il quadro della situazione.


L’intervento dello Stato

Il quadro dell’intervento dello Stato per contrastare la crisi energetica lo si può ottenere, in linea di massima, nell’analisi dei quattro decreti aiuti emanati tra maggio e novembre 2022. I primi tre decreti sono stati emanati dal governo Draghi e uno dal governo Meloni. Dalle politiche attuate in seno a questi decreti possiamo ricavare una classificazione d’insieme.

Innanzitutto, tra queste misure, individuiamo la presenza di contributi versati a una varietà di soggetti allo scopo di supportarli nell’affrontare il caro-prezzi. Questi soggetti possono essere alternativamente le famiglie, le aziende, gli enti pubblici, il terzo settore o la collettività nel suo complesso. Tali misure sono le più esposte alla critica che anima questo saggio, perché costituiscono una fornitura di liquidità direttamente nelle mani del soggetto debitore. Da quest’ultimo ci si aspetta, quindi, o che spenda tale liquidità nel pagamento della fornitura energetica, o, al massimo, che lo spenda per qualsiasi altro bene o servizio, riservando le proprie risorse finanziare per il pagamento delle bollette. È questo il caso del famoso “bonus sociale”, previsto nei primi due decreti (nei rispettivi artt. 1) e delle una tantum previste nelle buste paga dei lavoratori dipendenti (art. 31 D.L. “Aiuti”, Art. 22 D.L. “Aiuti bis” e Art. 18 D.L. “Aiuti ter”) e dei pensionati (art. 32 D.L. “Aiuti”, art. 19 D.L. “Aiuti ter”).

Un altro tipo di misura tenta una rimodulazione del settore, principalmente volta a tutelare la sicurezza energetica nazionale. Si tratta di misure piuttosto residuali all’interno dei decreti, ma presenti, e riguardano la realizzazione di rigassificatori (D.L. “Aiuti ter”, art. 9) e l’incremento della produzione di gas naturale (D.L. “Aiuti quater”, art. 4). Tali misure esulano dalla critica rivolta da questo saggio, pur necessitando di un’analisi più approfondita.

Infine, troviamo misure volte a regolamentare il mercato, ma in un’ottica che appare del tutto congiunturale, ossia mirata a frenare alcuni fenomeni del momento. Un esempio di specie è quello, già accennato, relativo alla sospensione delle modifiche unilaterali dei contratti in essere tra distributori energetici e clienti finali (D.L. “Aiuti bis”, art. 3). Notiamo qui l’utilità e l’importanza di tali misure, fondamentali per legittimare l’azione intrapresa dall’Antitrust già descritta in precedenza. Indichiamo, però, ai fini di questo saggio, anche la loro intrinseca debolezza, se portate avanti in una fase di crisi, quando ormai lo spazio di manovra è veramente minimo.

Nella tabella che segue (tabella 1) vediamo come tali misure si distribuiscono tra i vari decreti. Urge però sottolineare due elementi di complessità.

Innanzitutto, i decreti in oggetto, per via delle intenzioni del legislatore o per pressioni emerse durante successive fasi di sviluppo, non agiscono esclusivamente per contrastare il caro-bollette. Ciò va tenuto in considerazione, perché dalla tabella che segue sono escluse diverse misure afferenti a capi dei decreti dedicati, tra le altre cose, all’applicazione del PNRR, oppure appartenenti a tematiche totalmente diverse (ad esempio, la preparazione per le prossime olimpiadi invernali). Abbiamo quindi escluso dal nostro ragionamento le misure più palesemente estranee alla problematica qui in oggetto, coscienti però di come alcune di esse possano essere integrate, agli occhi del legislatore, in una forma di sostegno a una strategia nazionale già in essere, in modo che essa non venga meno causa la congiuntura in corso. In sostanza, diverse questioni dell’agenda governativa potrebbero qui essere interpretate alternativamente come separate o integrate.

Inoltre, e come si vedrà, le strategie di contrasto all’attuale congiuntura economica si incrociano con strategie di diverso tipo (quali quella già citata di contrasto agli effetti economici del Covid, instradata nel PNRR), ma anche in discussione su diversi livelli amministrativi. Parallelamente all’azione di governo, infatti, è in corso un importante dibattito interno all’Unione Europea, più direttamente mirato a evitare future crisi. Sebbene tale attività non elimini la necessità di un’azione a livello statuale, deve essere presa in considerazione, perché permette di individuare un’ulteriore sede dove l’azione di governo può manifestarsi.

Tabella 1: misure di maggior rilievo nei decreti aiuti

    Decreto “Aiuti” Decreto “Aiuti bis” Decreto “Aiuti ter” Decreto “Aiuti quater”
Contributi verso soggetti colpiti da aumento dei prezzi Supporto alle famiglie Bonus sociale (art. 1); una tantum lavoratori dipendenti (art. 31); una tantum pensionati (art. 32); Fondo per il sostegno del potere d’acquisto dei lavoratori autonomi (art. 33); Rafforzamento bonus sociale (art. 1); Anticipo della rivalutazione delle pensioni all’ultimo trimestre 2022 (art. 21); estensione una tantum art. 31 “decreto aiuti” (art. 22); Una tantum dipendenti e pensionati (art. 18-19); sostegno lavoratori autonomi (art. 20);
Supporto alle aziende Crediti d’imposta (art. 2); Sostegno alla liquidità d’impresa (art. 15-16); Crediti d’imposta (art. 6-7); Credito d’imposta (art 1-2); Finanziamenti al settore sportivo (art. 7); Contributo energia e gas per cinema, teatri e istituti e luoghi della cultura (art. 11); fondo per il trasporto merci (art. 14); Fondo per gli istituti di patronato (art. 15); Credito d’imposta (art. 1);
Supporto agli enti pubblici Finanziamento al sistema sanitario (art. 40); fondo per enti pubblici che abbiano subìto una riduzione del gettito di IPT e RC auto (art. 41) Fondo per il trasporto pubblico (art. 9) Finanziamento al sistema sanitario (art. 5); Incremento del fondo per il trasporto pubblico (art. 6); Finanziamento al sistema scolastico (art. 13)
Supporto al terzo settore Fondo per il terzo settore (art. 8)
Supporto a tutti questi soggetti Azzeramento oneri di sistema nel settore elettricità (art. 4); Riduzione dell’IVA e degli oneri generali nel settore gas (art. 5); riduzione accise e IVA su benzina e carburanti (art. 8) Riduzione accise e IVA su benzina e carburanti (art. 4) Riduzione accise e IVA su benzina e carburanti (art. 2)
Misure nel settore energetico   Disposizioni per la realizzazione   di nuova capacità di rigassificazione (art. 9) Misure per l’incremento della produzione di gas naturale (art. 4)
Regolamentazione congiunturale Obblighi per fornitori ed esercenti riguardo i “clienti vulnerabili” (art. 2-bis); Sospensione di modifiche unilaterali dei contratti di fornitura (art. 3);

 


Lo stato debitore

Prima di individuare misure alternative, urge qui confrontarsi con le misure più problematiche, nell’ottica del corrente saggio. Come anticipato, tali misure sono proprio quelle che appartengono alla prima macrocategoria, ossia i “contributi verso soggetti colpiti da aumento dei prezzi”.

Tali misure appaiono fondamentali per offrire sostegno all’economia nelle fasi più gravi della crisi. Lo scopo non dichiarato, inoltre, è quello di sterilizzare le tensioni sociali che ne conseguono. Il rischio, però, si palesa proprio in questo apparente beneficio. Se infatti si provvede a stemperare le tensioni sociali, si provvede così anche a eliminare ab origine quel dinamismo democratico che potrebbe dare impulso verso un cambiamento nel mercato di riferimento, anche nell’ottica della prevenzione di ulteriori crisi. Il danno qui è duplice: si riduce la pressione nei confronti del Governo per un’azione decisa e strutturale volta a evitare il ripetersi della situazione corrente; inoltre, per timore che emergano casi di violenza politica, si sterilizza così anche l’attivismo pacifico che è fondamento di una qualsiasi democrazia[11].

Ciò che appare più scioccante, però, è l’effetto in termini di gestione delle risorse economiche del paese. Sfruttando la condizione emergenziale che imperversa e agitando di fronte alla popolazione la possibilità di un rapido ingresso di liquidità, a passare in secondo piano è l’intero flusso di denaro generato. Tale flusso ha origine nelle casse statali, alimentate dalle tasse della cittadinanza e funzionali al perseguimento dell’interesse pubblico; tale denaro è poi sottratto per essere redistribuito ai cittadini, ma solo perché essi lo possano poi “girare” al creditore, ossia all’azienda energetica di turno. Non solo, quindi, si illude il cittadino di avere maggiore possibilità di spesa, in virtù dell’aiuto dello Stato; si opera per di più una transazione del tutto apparente: le casse dello Stato, in definitiva, sono casse di tutti i cittadini, perché alimentate dalle tasse di tutti e mirate a tutelare l’interesse di tutti. L’idea stessa che lo Stato paghi le nostre utenze è illusoria, perché il denaro da esso utilizzato è già nostro.

Tale trasferimento sarebbe pur bene funzionale, se esso avvenisse a fronte di crisi fisiologiche, ossia appunto in ottica anti-ciclica, cioè quando un cittadino si trovi impossibilitato a pagare per ragioni che non dipendono da nessuno. Oppure, se il trasferimento avvenisse per supportare un cittadino economicamente fragile, cioè impossibilitato a pagare un’utenza che gli venga garantita secondo termini giusti. Nel momento in cui ciò avviene a fronte di un comportamento socialmente dannoso, ciò costituisce, fondamentalmente, uno “specchietto per le allodole”.

Peggio ancora, se la speculazione può comportare dei rischi, questi sembrano di fatto diminuiti dall’azione statale. Non solo, infatti, alla speculazione non segue nessuna azione punitiva o preventiva, ma lo Stato si sostituisce di fatto al cittadino quale debitore dell’azienda energetica, offrendo garanzie di liquidità che il cittadino stesso, da solo, non potrebbe certo offrire. Il rischio nell’intraprendere pratiche speculative appare così sensibilmente diminuito.


Le misure alternative

Sebbene i decreti in oggetto mostrino di includere deboli misure alternative, sembra chiaro come queste misure siano scarsamente sufficienti, e previste solo in ottica congiunturale.

Sono dunque necessarie misure diverse, tali da affiancare e rafforzare le pratiche da Stato debitore, se non per sostituirle. A tale scopo, nel presente saggio, distinguiamo tre tipologie di misure alternative: quelle contingenti/emergenziali, quelle punitive e quelle preventive/sistemiche.


Misure contingenti/emergenziali

Le misure contingenti/emergenziali sono quelle che servono, una volta esplosa la crisi, a mettere un freno alle sue conseguenze più gravi. Tra le opzioni c’è quella di calmierare i prezzi[12], ma sembra chiaro come si sia fatto troppo poco, e quasi esclusivamente attraverso la sottrazione di risorse dalle casse dello Stato (ad esempio, tramite l’azzeramento degli oneri di sistema, previsto dal D.L. “Aiuti bis”, art. 4).

Altre misure, pur timide, sono state importanti e hanno provato la volontà, da parte del governo, di regolamentare il mercato. Sempre, però, agendo sul brevissimo periodo.


Misure punitive

La tassa sugli extraprofitti

Tra le misure di stampo punitivo, quella che ha più creato discussione e che appare più promettente, è sicuramente la tassa sugli extraprofitti, o windfall tax, definita quale “imposta sugli extraprofitti realizzati dalle imprese in determinate contingenze straordinarie e impreviste”[13]. Sulla windfall tax si sono mossi diversi stati, inclusa l’Italia[14], che si è mostrata più intraprendente e dinamica di quanto atteso dall’autore.

Il governo Draghi ha però incontrato una feroce resistenza. Una prima misura, introdotta nei primi mesi del 2023, doveva portare un introito tra gli undici e i dodici miliardi, secondo le stime del governo, ma è stata fortemente osteggiata dalle aziende energetiche, che si sono rifiutate di pagare il dovuto[15].

Al rifiuto di migliaia di aziende, in agosto, il governo Draghi ha risposto con durezza, indicando che il pagamento ritardato sarebbe costato una sovrattassa del 30% agli operatori inadempienti[16]. Ciononostante, gli introiti sono stati bassi – circa due miliardi –, per un terzo dovuti a Eni[17], il cui azionariato è comunque a maggioranza pubblico.

Lo scorso novembre, il governo, stavolta a guida Meloni, ha proposto una nuova tassa, non più calcolata sui ricavi delle aziende, ma sui profitti, ossia al netto dei costi[18]. Si è infine intervenuti con il D.L. 34/2023, con il quale si è contribuito a ridurre ulteriormente il gettito di 404 milioni[19]. Nel frattempo, va notato che lo scontro tra Governo e aziende continua ugualmente in altre sedi, anche giurisdizionali, con la volontà dello studio Cms di avviare un’azione legale di fronte alla Consulta[20]. Insomma, l’azione di governo sembra trovare una strada tutt’altro che lineare davanti a sé.

È importante notare, in conclusione di questo paragrafo, come l’aggiunta della tassa sugli extraprofitti, al quadro delle misure adottate dai governi Draghi e Meloni, sia indubbiamente un fatto di importanza cruciale nel controbilanciare gli effetti nefasti evidenziati in questo saggio. Va però sottolineato quanto le modalità di tassazione siano anch’esse importanti. A suonare un campanello d’allarme, suo malgrado, è stato il CEO di Enel, Starace, sostenendo che la tassazione avrebbe impattato l’azienda in maniera totalmente marginale, per un valore stimato tra i sette e i dieci milioni[21]. L’attenzione pubblica su Eni ed Enel ha causato una certa instabilità dei titoli sul mercato, e dunque potremmo leggere le dichiarazioni di Starace come volte a calmare le acque (in effetti, il valore riportato da “Milano Finanza” è molto più alto, 121 milioni[22]). È però chiaro che anche una manovra ben intenzionata può subire, nel corso del suo sviluppo, tentativi di ridurne la portata, fino a renderla totalmente inefficace. Si deve tassare, certo, ma anche tassare bene, cioè in maniera da offrire un supporto sostanziale alla comunità e costituire un efficace deterrente in capo alle aziende.


La nazionalizzazione

Un’altra misura, ben più radicale, è quella che è avvenuta in Germania, dove Uniper, gigante del gas, è stato acquisito dallo Stato[23]. La scelta del governo tedesco è stata aspramente criticata dagli altri governi UE[24], ma appare più un salvataggio che una manovra punitiva. Uniper, infatti, versava in una situazione estremamente complicata, per via della chiusura russa dei canali di esportazione con il Paese[25]. È importante però sottolineare come questo percorso rimanga possibile, specialmente in considerazione della permanenza, in Italia, di una certa tendenza alla privatizzazione di enti pubblici, con il conseguente mutamento della loro funzione: dalla tutela degli interessi pubblici alla persecuzione del profitto.


Misure preventive/sistemiche

Come in parte prevedibile, l’azione per un rafforzamento della sicurezza energetica degli Stati sta passando per l’Unione Europea. È ovviamente in questa sede che si può fare di più per limitare i rischi di crisi di sistema e per prevenire ulteriori speculazioni. In chiusura di questo saggio, analizziamo alcune misure.


Il Market Correction Mechanism

Tale meccanismo, entrato in vigore il 15 febbraio, dopo intense discussioni, mira ad attivarsi qualora, per tre giorni lavorativi di seguito, si verifichino due condizioni[26]:

  • Il prezzo del gas naturale supera i 180€/MWh;
  • Il prezzo del gas naturale è superiore al “dynamic bidding limit” (cioè il prezzo dell’LNG[27] + 35€).

Nelle condizioni suindicate, eventuali transazioni con un prezzo superiore al dynamic bidding limit non sarebbero permesse[28]. Si tratta di una misura di grande interesse, per due ordini di ragioni.

Innanzitutto, pur lasciando ampi margini agli Stati per sospenderne l’attivazione in caso di scenari che lo rendano necessario[29] (es. in caso si sospettino forti problemi di approvvigionamento), il MCM opera come un vero fattore di regolamentazione e stabilizzazione del mercato, contrastando attivamente le manovre speculative, senza sterilizzarne gli effetti con iniezione di fondi pubblici.

In seconda istanza, mostra la capacità, in presenza di una solida volontà politica, di operare come Unione al fine di contrastare una crisi di sistema, non solo in ottica emergenziale, ma anche allo scopo di prevenire future crisi, intervenendo profondamente sulle regole e sulle dinamiche che caratterizzano tale sistema.


La separazione dei mercati di elettricità e gas

Un’altra misura, ancora in via di valutazione, è quella di separare i meccanismi che regolano i prezzi di gas ed elettricità. Come suindicato, la crisi energetica in corso è ben lungi dall’essere lineare, ma è costruita su effetti a catena e di feedback piuttosto complessi da modellare, e ancor più difficili da regolamentare all’atto pratico.

Una separazione di questi due prezzi, però, eliminerebbe un automatismo nefasto, permettendo di affrontare una eventuale crisi nei due mercati separatamente. Tale prospettiva sembra essere apprezzata dal governo Meloni ed è discussa a livello europeo[30], dunque è possibile che finisca per diventare realtà.


La potenza da fuoco

Come sopra indicato, la tassa sugli extraprofitti era la misura più avanzata in termini di recupero di risorse finanziarie da parte dello Stato. Da essa ci si aspettava un ritorno tra i dieci e gli undici miliardi. Ne sono tornati appena due[31]. Se confrontiamo questi tentativi con la potenza da fuoco dei decreti aiuti, il risultato è scoraggiante: quattordici miliardi per il primo[32], quattordici per il secondo[33], quattordici per il terzo[34], nove per il quarto[35]. Certamente parte delle spese non erano direttamente collegate al caro-energia, ma si tratta di sessantuno miliardi, andati persi, assieme alle risorse finanziarie di cittadini, aziende, enti pubblici e operatori del terzo settore, a fronte di una speculazione vergognosa e pericolosa per la stabilità del sistema paese.

In conclusione, sembra evidente come gli Stati dispongano di una serie di strumenti, di fronte al rischio di crisi di sistema, classificabili secondo diversi criteri. Ciò che preme sottolineare, ai fini di questo saggio, è come diversi di essi creino dei flussi di risorse finanziarie tali da ridurre le risorse dello Stato – e quindi dell’intera cittadinanza -, per distribuirle agli stessi attori che portano avanti pratiche, se non perseguibili, certamente dannose per l’intera società.

Nel corso della trattazione è certamente emerso, almeno nello studio di caso, come i governi abbiano applicato misure di diverso tipo, non tutte afferenti alla tipologia qui oggetto di critica; dunque, non possiamo non riconoscere allo scenario in oggetto una maggiore complessità di quella preventivata. È emersa, inoltre, la criticità della congiuntura economica generata dalla crisi energetica, e dunque la necessità, da parte dei Governi, di spendere risorse statali al fine di mitigare gli effetti sulle classi più deboli. Questo secondo aspetto era più prevedibile, ma preme comunque sottolineare come tali misure siano evidentemente ineliminabili, almeno non totalmente, pena il rischio di danneggiare seriamente l’economia del Paese.

Resta tuttavia evidente come tali misure debbano permanere come strategie di ultima istanza, nei cui confronti le misure punitive e preventive/sistemiche devono necessariamente agire non solo da bilanciamento o da copertura finanziaria, ma da misure sostitutive. Sembra necessario impedire delle pratiche speculative che sono patologiche e non fisiologiche e punirle laddove si verifichino, permettendo di rimediare al danno causato da determinati attori e dando vita a precedenti storici utili a dissuadere altri da operare analogamente. Il rischio, nel non farlo, è quello di premiare chi specula, illudendo, al contempo, chi ne è vittima, che le misure messe in atto dal Governo siano nel suo interesse, e non in quello di chi ha esposto il Paese a un grave rischio economico.


[1] L’impostazione secondo cui risorse finanziarie dei cittadini e risorse finanziarie dello Stato siano la stessa cosa non deve comunque portare a considerare gli interessi privati come completamente assimilabili in quelli dello Stato, né può essere vero il contrario. Più generalmente, si mira a sostenere che lo Stato debba farsi garante e difensore degli interessi della collettività, e in particolare degli strati più fragili di essa, e che in virtù di questa funzione le sue risorse finanziare debbano essere finalizzate all’esercizio di questo scopo. Data tale funzione, lo Stato permane come soggetto legittimo e terzo rispetto alla cittadinanza, ma le sue risorse rimangono, comunque, vincolate agli obiettivi che esso è chiamato a perseguire.

[2] Un caso di specie può essere individuato nel salvataggio di grandi istituti bancari, ben descritto da A. Baranes per “Valori.it”: “Dando così vita ai conglomerati too big to fail, ovvero troppo grandi per fallire senza minacciare l’intero sistema economico. Una situazione che di fatto permetteva a questi istituti di ricattare i governi in caso di crisi. Costringendo le autorità a mettere in campo enormi piani di salvataggio. Anche senza arrivare a crisi conclamate, chi apre un conto corrente si assume inconsapevolmente i rischi legati alle operazioni di investimento, ma non partecipa agli eventuali profitti”. (A. Baranes, Credit Suisse e la separazione tra banca commerciale e d’affari. Chi l’avrebbe mai detto?, in “Valori.it”, 24/03/2023, link: https://valori.it/credit-suisse-separazione-banca-commerciale-affari/ (ultima consultazione: 24/04/2023)).

[3] Si fa riferimento qui alle diverse politiche di sostegno alle famiglie nel pagamento degli affitti.

[4] Si fa riferimento qui, genericamente, alle politiche di sostegno alle famiglie tramite bonus inseriti direttamente in busta paga, quali gli ormai noti “80 euro” del governo Renzi.

[5] Si fa riferimento qui alle politiche di sostegno a famiglie e imprese, nei momenti di forte inflazione. Gli esempi recenti, viste le politiche di controllo dell’inflazione adottate a livello UE, sono scarsi, ma se ne rinvengono diversi negli atti normativi presi ad oggetto in questo saggio.

[6] Per “keynesismo” si intende una scuola di pensiero, originaria del pensiero di John Maynard Keynes, maggiormente tendente a supportare la necessità di un intervento pubblico nell’economia, specialmente in ottica anti-ciclica, ossia nei momenti di crisi. Al keynesismo si oppone il monetarismo, scuola di pensiero riconducibile al pensiero di Milton Friedman.

[7] Banca d’Italia, Energia, ma quanto ci costi?, 22/11/2022, link: https://economiapertutti.bancaditalia.it/notizie/energia-ma-quanto-ci-costi/ (ultima consultazione: 24/04/2023).

[8] Ibidem.

[9] L. Cartapatti, Aumenti illeciti in bolletta, stop d’urgenza del Garante per altri operatori. Ecco cosa succede ora, in “Altroconsumo”, 30/12/2022, link: https://www.altroconsumo.it/casa-energia/elettricita-e-gas/news/norma-salva-bolletta (ultima consultazione: 25/04/2023).

[10] F. Canepa, ECB confronts a cold reality: companies are cashing in on inflation, in “Reuters”, 02/03/2023, link: https://www.reuters.com/markets/europe/ecb-confronts-cold-reality-companies-are-cashing-inflation-2023-03-02/ (ultima consultazione: 25/04/2023).

[11] Tale approccio alle tensioni sociali non è nuovo all’interno del sistema politico italiano. Ricordiamo in tal senso, come tale critica fosse mossa da Marco Travaglio alla presidenza di Giorgio Napolitano (v. ad esempio “Il Fatto Quotidiano”, Servizio Pubblico, Travaglio: “Napolitano non è un presidente di garanzia”, 12/12/2013, link: https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/12/servizio-pubblico-travaglio-napolitano-non-e-presidente-di-garanzia/3154592/ (ultima consultazione: 30/04/2023)). Pur al netto delle considerazioni sul metodo di Travaglio, tale critica non appare del tutto infondata.

[12] P. Testa, The energy crisis in the EU, in “EY”, Gennaio 2023, link: https://www.linkedin.com/posts/ernstandyoung_ey-gas-price-cap-activity-7016319915716431872-qa2O/ (ultima consultazione: 25/04/2023).

[13] Voce Windfall tax, in “Treccani”, link: https://www.treccani.it/vocabolario/neo-windfall-tax_%28Neologismi%29/ (ultima consultazione: 25/04/2023).

[14] Oltre all’Italia, anche Francia, Germania e Olanda. Vedi P. Testa, Superare la crisi energetica: sfide e opportunità per l’Italia e l’Europa, in “Agendadigitale.eu”, 16/03/2023, link: https://www.agendadigitale.eu/smart-city/superare-la-crisi-energetica-sfide-e-opportunita-per-litalia-e-leuropa/ (ultima consultazione: 25/04/2023).

[15] G. Fonte, Italy faces shortfall of over $9 billion on energy windfall tax – document, in “Reuters”, 02/08/2023, link: https://www.euronews.com/2022/08/02/italy-economy-windfall-tax (ultima consultazione: 25/04/2023).

[16] G. Fonte e F. Landini, Italy collects around $2 billion from energy windfall tax, sources say, in “Reuters”, 09/09/2023, link: https://www.reuters.com/markets/europe/italy-collects-around-2-billion-energy-windfall-tax-sources-say-2022-09-09/ (ultima consultazione: 25/04/2023).

[17] Ibidem.

[18] G. Fonte, Italy applies 50% windfall tax on energy companies’ extra income, in “Reuters”, 28/11/2023, link: https://www.reuters.com/business/energy/italy-applies-50-windfall-tax-energy-companies-extra-income-draft-shows-2022-11-28/ (ultima consultazione: 25/04/2023).

[19] G. Sirtoli, L’extraprofitti porterà oltre 400 mln in meno nelle casse statali, in “ItaliaOggi”, 04/04/2023, link: https://www.italiaoggi.it/news/l-extraprofitti-portera-oltre-400-mln-in-meno-nelle-casse-statali-2597722 (ultima consultazione: 26/04/2023).

[20] A. Zoppo, Energia, il flop extra-profitti verso la Corte Costituzionale, in “Milano Finanza”, 25/04/2023, link: https://www.milanofinanza.it/news/energia-gli-extra-profitti-verso-la-corte-costituzionale-202304242048059908 (ultima consultazione: 26/04/2023).

[21] “The local”, ‘The impact is zero’: Energy giants not worried by Italy’s tax on profits, 23/03/2023, link: https://www.thelocal.it/20220323/the-impact-is-zero-energy-giants-not-worried-by-italys-tax-on-profits (ultima consultazione: 26/04/2023).

[22] A. Zoppo, op. cit.

[23] E. Smith, Germany nationalizes energy giant Uniper as Russia squeezes gas supplies, in “CNBC”, 21/09/2022, link: https://www.cnbc.com/2022/09/21/german-government-agrees-nationalization-deal-for-energy-giant-uniper.html (ultima consultazione: 26/04/2023).

[24] P. Testa, The energy crisis in the EU, in “EY”, Gennaio 2023, link: https://www.linkedin.com/posts/ernstandyoung_ey-gas-price-cap-activity-7016319915716431872-qa2O/ (ultima consultazione: 26/04/2023), p. 4.

[25] P. Testa, The energy crisis in the EU, in “EY”, Gennaio 2023, link: https://www.linkedin.com/posts/ernstandyoung_ey-gas-price-cap-activity-7016319915716431872-qa2O/ (ultima consultazione: 26/04/2023), p. 4.

[26] P. Testa, The energy crisis in the EU, in “EY”, Gennaio 2023, link: https://www.linkedin.com/posts/ernstandyoung_ey-gas-price-cap-activity-7016319915716431872-qa2O/ (ultima consultazione: 26/04/2023), p. 6.

[27] Gas naturale liquefatto.

[28] P. Testa, The energy crisis in the EU, in “EY”, Gennaio 2023, link: https://www.linkedin.com/posts/ernstandyoung_ey-gas-price-cap-activity-7016319915716431872-qa2O/ (ultima consultazione: 26/04/2023), p. 6.

[29] P. Testa, The energy crisis in the EU, in “EY”, Gennaio 2023, link: https://www.linkedin.com/posts/ernstandyoung_ey-gas-price-cap-activity-7016319915716431872-qa2O/ (ultima consultazione: 26/04/2023), p. 6.

[30] P. Testa, Superare la crisi energetica: sfide e opportunità per l’Italia e l’Europa, in “Agendadigitale.eu”, 16/03/2023, link: https://www.agendadigitale.eu/smart-city/superare-la-crisi-energetica-sfide-e-opportunita-per-litalia-e-leuropa/ (ultima consultazione: 25/04/2023).

[31] G. Fonte e F. Landini, Ibidem.

[32] “Quotidiano Nazionale”, Decreto aiuti maggio 2022 approvato in Cdm: ecco le novità in arrivo, 02/05/2022, link: https://www.quotidiano.net/economia/decreto-aiuti-maggio-2022-1.7626145 (ultima consultazione: 26/04/2023).

[33] G. Trovati, Decreto Aiuti bis, salgono le risorse a disposizione: margini per 14,3 miliardi, in “Il Sole 24 Ore”, 26/07/2022, link: https://www.ilsole24ore.com/art/decreto-aiuti-bis-governo-accelera-misure-13-miliardi-oggi-cdm-AEvyNyoB (ultima consultazione: 26/04/2023).

[34] “Repubblica”, Cdm, via libera all’ultimo decreto Aiuti da 14 miliardi. Bonus da 150 euro a 22 milioni di lavoratori e pensionati. No della Lega sulle concessioni, 16/09/2022, link: https://www.repubblica.it/economia/2022/09/16/news/decreto_aiuti_ter_energia_bollette-365915257/ (ultima consultazione: 26/04/2023).

[35] T. Fabiani, Governo Meloni, in Cdm il decreto Aiuti: 9 miliardi per bollette e caro energia, in “Rainews”, 10/11/2022, link: https://www.rainews.it/articoli/2022/11/governo-in-cdm-il-decreto-che-stanzia-9-miliardi-per-le-bollette-7e7a02af-eeac-49e7-9ade-2a7b29bd087f.html (ultima consultazione: 26/04/2023).

Nessun risultato

La pagina richiesta non è stata trovata. Affina la tua ricerca, o utilizza la barra di navigazione qui sopra per trovare il post.