Quella che in questi giorni viene trasmessa è la 68esima edizione del Festival di Sanremo. La prima, infatti, venne mandata in onda – rigorosamente via radio – nel 1951. Certo, la prima fu un’edizione che nulla aveva a che vedere con quella odierna: il palco non era quello del teatro Ariston, si svolgeva nella sala di un casinò, e le esibizioni venivano ascoltate dal pubblico comodamente seduto al tavolo. Quest’ultimo, tra una pietanza ed un calice di vino, consegnava al personale le proprie preferenze da sigillare, poi, in un’urna.
La durata era di tre serate, ed il pubblico scarno, tanto che alle hostess del casinò toccava cercare dei clienti per poter riempire i coperti vuoti. Nilla Pizzi che, come tutti gli altri artisti, si presentò con tre brani, e vinse con Grazie dei fior, non avrebbe potuto avere la benché minima idea che sarebbe diventata la prima protagonista del più importante concorso canoro italiano.
Il termine “concorso” è al quanto riduttivo: il Festival ha rappresentato, in questi anni,molto di più di un piacevole susseguirsi di canzoni in gara, divenendo la storia della musica italiana. Sessantotto edizioni hanno visto avvicendarsi ben sette Papi, dodici (tutti) Presidenti della Repubblica, diciassette legislature. La kermesse ha seguito l’evolversi della storia di un Paese che si stava riprendendo dalla guerra, e ne ha anche fatto parte. Proverò, dunque, a ricordare i momenti più significativi, non soltanto per quanto concerne le canzoni e gli eventi musicali, ma anche di tutto il contorno del Festival, fatto di successi, scandali, intrighi, passioni ma anche grandi tragedie.
Nilla Pizzi si ripresentò l’anno successivo, perdendo quell’aspetto quasi teneramente infantile che l’aveva caratterizzata l’anno precedente, e presentando il testo Vola colomba. La sua era una canzone di palese riferimento politico, parlava infatti del Trattato di Parigi del 1947 che aveva reso Trieste una città-stato indipendente sotto l’amministrazione da una parte degli anglo-americani, dall’altra degli jugoslavi. Lo faceva attraverso la tragedia di una famiglia che viene divisa a causa di un accordo.
Era il lontano 1955, prima edizione del Festival trasmessa su Rai 1, in televisione, fu anche il primo anno in cui la tv italiana utilizzava il playback. Claudio Villa, infatti, il “Reuccio”, la sera della finale venne colpito da una faringite acuta e non voleva assolutamente rinunciare all’esibizione, dato che era tra i preferiti. Così i tecnici Rai decisero di mandare in sottofondo la registrazione radiofonica. Vinse comunque con la canzone Buongiorno Tristezza.
Il 1959 fu invece sicuramente l’anno dello scandalo. Sotto accusa venne messa la canzone Tua, nello specifico l’interpretazione della cantante Jula De Palma, accusata di essere troppo sensuale. Esponenti della DC si espressero in favore della sospensione dell’intera gara, giudicando la performance canora come immorale e commentando: “Sembra che canti davanti alla camera da letto”. L’edizione venne tratta in salvo dalla disobbedienza del direttore artistico.
Non mancarono le provocazioni: nel 1961, Adriano Celentano cantava 24.000 baci. Di spalle alla platea. Ma l’edizione più amara fu sicuramente quella del 1967 segnata dal suicidio di Luigi Tenco. Il giovane cantautore, distrutto dall’eliminazione della sua canzone Ciao amore, ciao, si sarebbe tolto la vita con un colpo di pistola nella sua camera d’albergo. Aveva lasciato così sola la sua amata Dalidà, che avrebbe seguito le sue tristi orme vent’anni più tardi.
La kermesse non si fermò, giunta all’apice del suo successo, proseguendo negli anni sino ad arrivare al 1981, quando a partecipare saranno, trai tanti, i Ricchi e Poveri, i quali si presentarono solo in tre, a causa dell’abbandono del gruppo da parte di Marina Occhiena con la canzone Sarà perché ti amo. Marina si era rifiutata di cantare a causa di una controversia che avrebbe portato il gruppo in pretura. Tra le due cantanti c’era un contenzioso amoroso. La canzone venne data già da subito come vincitrice e l’ex cantante del gruppo si presentò seduta in platea con lo sguardo amareggiato di chi aveva perso l’occasione di partecipare ad un grande successo.
Tra gli episodi più sconvolgenti c’è sicuramente quello dell’edizione dl 1995, quando il presentatore Pippo Baudo salì sul cornicione della balconata della galleria per salvare Pino Pagano. Un uomo che all’apparenza sembrava stesse tentando di gettarsi di sotto.
Indimenticabile fu nel 2010 la rivolta dell’orchestra per l’eliminazione, sul podio, di Malika Ayane, ma soprattutto perché al suo posto la giuria popolare ed il televoto avevano fatto posizionare la canzone Italia amore mio, del trio Luca Canonici-Pupo-Emanuele Filiberto. La canzone parlava della sofferenza del giovane rampollo dei Savoia, che aveva trascorso la sua infanzia lontano dall’Italia, per quanto previsto dal comma 2 della XIII disposizione finale della Costituzione, di cui la legge 1 del 23 ottobre del 2002 annullava gli effetti. Un anno alquanto movimentato per la presentatrice Antonella Clerici.
Nel corso degli anni tante sono state le canzoni, da quelle dell’impegno sociale a quelle d’amore, ma ad appassionare telespettatori e giornalisti è stato anche tutto ciò che gira intorno alla gara, dagli abiti delle vallette, ai motivi per i quali alcuni presentatori si sono rifiutati di presentarsi alle conferenze stampa. Chissà quale sarà il motivo per il quale questo Festival, condotto da Claudio Baglioni, Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino, sarà ricordato. Perché Sanremo è Sanremo.
Francesca Damasi per Policlic.it