Augusta Montaruli è una deputata torinese che ha fatto il suo ingresso in Parlamento con l’inizio dell’attuale legislatura. Eletta tra le fila di Fratelli d’Italia, il mandato parlamentare costituisce per l’onorevole Montaruli il punto di arrivo di un ragguardevole cursus honorum, costituito da una lunga stagione di appassionata militanza politica iniziata con Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza Nazionale. Nel periodo della sua frequentazione della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino, presso la quale si è laureata con lode, è stata rappresentante degli studenti e componente dell’esecutivo nazionale del FUAN-Azione Universitaria. Ha proseguito la sua militanza in AN, divenendone dirigente provinciale e coniugando questo ruolo con quello di assessore nel comune di San Mauro Torinese. Quando il partito guidato da Gianfranco Fini è confluito nel PDL, la Montaruli ha aderito a quest’ultimo contenitore politico, divenendo portavoce nazionale dell’annesso movimento giovanile. In seguito, ha deciso di sostenere e affiancare Giorgia Meloni nel suo progetto di creazione di un nuovo partito di centrodestra, Fratelli d’Italia. Policlic ha avuto l’opportunità di offrire ai suoi lettori il punto di vista della deputata piemontese riguardo alle più importanti questioni su cui verte attualmente il dibattito politico.
Commentando la vittoria elettorale del neopresidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, Giorgia Meloni ha affermato che Fratelli d’Italia e Lega rappresentano già una “coalizione vincente”, essendo le uniche forze partitiche che hanno registrato un incremento esponenziale dei suffragi ricevuti rispetto all’ultima tornata. Eppure, i due partiti restano distinti e, a livello nazionale, formalmente opposti. Quali sono i punti di contatto, e quali le divergenze, tra Fratelli d’Italia e Lega? Contestualmente all’arretramento di Forza Italia, quale futuro attende, se ritiene si prospetti unitario, la coalizione di centrodestra?
Noi ci troviamo su fronti opposti solamente perché la volontà popolare non è stata rispettata nell’ambito del Parlamento. Oggi il popolo vota in un modo, poi ci sono delle regole derivanti dalla legge elettorale che non tramutano la volontà del popolo in numeri di posti assegnati coincidenti in Parlamento. Quindi noi ci troviamo davanti a una situazione assolutamente anomala, che trova la sua origine non in una divisione tra Lega e Fratelli d’Italia (FDI), quanto in realtà in una legge elettorale nefasta, che sicuramente andremo a correggere.
Dal punto di vista dei programmi, invece, quello della Lega e quello di FDI sono ancora coincidenti. Noi come FDI ci poniamo l’obiettivo di liberare la Lega dalla morsa dei 5 Stelle. Sosteniamo il governo nella parte in cui è corrispondente al programma con cui il centrodestra (CDX) unito si è presentato agli elettori il 4 marzo, non lo sosteniamo invece nella parte in cui tradisce quel programma. Il contratto di governo ha degli elementi che sono discordanti rispetto al programma del centrodestra, soprattutto nelle parti sostenute dal M5S – vedi il reddito di cittadinanza che verrà dato a rom e stranieri, vedi la fatturazione elettronica che impoverisce e tocca negativamente i piccoli, tanto per citare due esempi. In questo contesto anche Forza Italia mi sembra un po’ in una fase di discussione interna, perché non ci si può accomunare a una Stefania Prestigiacomo, che va a dare solidarietà alla Sea Watch, rispetto a quelle che sono sempre state le posizioni del centrodestra – perché la Sea Watch viene ritenuta da noi una nave pirata, non riconosciuta nemmeno dall’Olanda, una nave che non doveva nemmeno trasportare quelle persone – e all’interno di un meccanismo ben più ampio nel quale noi siamo fermi nel sostenere che l’immigrazione clandestina va comunque contenuta. Anche sotto questo profilo bisogna vedere il dibattito interno di Forza Italia, poiché non c’è solo quella posizione, ce ne sono altre che sono coerenti con il programma del CDX, così come era stato proposto agli elettori. Oggi la coalizione di centrodestra esiste a livello territoriale, continuiamo a presentarci uniti, l’Abruzzo ci ha dato il risultato più vincente, è evidente che anche nei prossimi mesi avremo altri importanti test, che dimostreranno come il CDX sia vivo e vegeto. Certo, è necessaria anche la corrispondenza in Parlamento, ma l’unico modo per averla è dare più forza a Fratelli d’Italia, perché più forza si dà a FDI, più la Lega si libera dalla morsa dei 5 Stelle e più Forza Italia ha la possibilità di far prevalere all’interno del proprio dibattito le posizioni che sono sempre state coerenti con la nostra, che in Parlamento è quella di un’opposizione responsabile, coerente con il mandato che ci hanno dato i cittadini.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha reso noto sul proprio sito l’analisi costi-benefici elaborata dalla commissione tecnica che ha, seppur non all’unanimità, bocciato la TAV. Qual è la sua posizione in merito, specificatamente sull’analisi citata e più in generale sulle grandi infrastrutture strategiche che arroventano costantemente tanto l’opinione pubblica quanto la politica?
Io penso che questo paese abbia bisogno di infrastrutture; non solo del mantenimento di quelle esistenti come forse vorrebbe Toninelli, un ministro delle infrastrutture che non cerca di fare infrastrutture, ma anche della creazione di nuove infrastrutture, perché nuove infrastrutture significano più collegamenti e agevolazioni, più capacità del nostro territorio di mettersi in contatto, più interscambio di persone, quindi anche un contributo fondamentale alla nostra economia e dunque al mondo del lavoro. Quindi, a mio avviso, dove c’è un’infrastruttura non vedo un nemico, bensì un investimento, una opportunità. Ciò vale anche per la TAV: oggi si fa riferimento soltanto alla Torino-Lione, ma in realtà questo tratto fa parte di un corridoio ben più complesso, di un progetto ben più ampio, quindi si tratta di decidere se Torino vuole essere parte di questo corridoio oppure no, e farlo fare ad altri territori confinanti con il Piemonte, che diventerebbero inevitabilmente più competitivi. Questo elemento non è stato considerato nell’analisi costi-benefici, perché quel documento, voluto da Toninelli, non è un documento di analisi, è un documento di contestazione. Se leggete pagina per pagina, si parte dai documenti dell’osservatorio e li si va a contestare punto per punto. Per fare una cosa del genere, sarebbe stato sufficiente collegarsi a qualunque sito No Tav e riprendere quello che dicono. Per carità, posizioni rispettabili, ma che di certo non possono essere assunte come fondamento di un’analisi terza e imparziale. E d’altra parte i commissari che hanno redatto questo documento sono tutte persone che erano aprioristicamente No Tav. Ieri sera [venerdì sera, ndr] ho visto che è nata una polemica, in quanto un membro della commissione, non condividendo per onestà intellettuale il metodo scelto (che francamente è stato veramente discutibile), non ha sottoscritto il documento. Quindi mi sembra un documento molto, molto debole anche dal punto di vista formale, al di là della posizione che io sostengo.
Allargando l’orizzonte su ciò che concerne l’indirizzo di politica economica promosso da Fratelli d’Italia, quali sono i riferimenti culturali e ideali del suo partito? E come tradurli in pratica nella contingenza attuale?
Noi abbiamo sempre ritenuto di rappresentare una destra che garantisse in economia la libertà, ma anche la solidarietà nei confronti dei più deboli. Oggi il punto di riferimento, quindi, è quello di cercare di ideare una proposta economica che possa vedere questi due principi coniugarsi insieme. Una proposta che garantisca, da un lato, un’economia che sia libera, più agevole, meno inaccessibile; dall’altro, però, un’economia più giusta, che possa andare veramente incontro a una fascia di popolazione che c’è e che soffre, almeno dal 2010, una crisi che non è ancora finita. La soluzione di certo non è il reddito di cittadinanza: noi riteniamo che questa proposta economica del M5S e del Governo non sia per noi accettabile, perché noi siamo per il merito, vogliamo stare al fianco dei più deboli, ma non riteniamo che stare al loro fianco significhi limitarsi a dare loro una paghetta – che peraltro non andrà agli italiani, ma andrà a rom e cittadini stranieri, perché non ci sarà un italiano in difficoltà che potrà avere accesso a quei parametri per i quali viene distribuito il reddito di cittadinanza. Riteniamo invece che il punto di partenza sia quello di incentivare il mondo del lavoro e quindi di fare meno pressione sulle imprese, sulle partite IVA, su tutti coloro che creano lavoro e che per questo sono una risorsa. A costoro bisognerebbe dare un premio, anziché assillarli con una fiscalità gravosa e con norme eccessivamente burocratiche che vanno a soffocare loro e le persone che da loro dipendono.
Molto spesso il clamore mediatico delle tragedie che si consumano nel Mediterraneo accende temporaneamente i riflettori soltanto sulla parte conclusiva di un “viaggio della speranza” che, direzione Europa, parte dall’Africa subsahariana e culmina nella detenzione sul suolo libico, in condizioni oggettivamente disumane. Oltre al blocco navale, misura che da sempre FDI invoca per prevenire ulteriori partenze e scongiurare nuovi disastrosi naufragi, quali ricette propone il suo partito per eliminare il problema alla radice? Che ruolo occupa, in questo momento, il problema immigrazione nell’ideale politica estera del suo partito?
Gli immigrati che arrivano in Italia vi arrivano perché soffrono una situazione in Africa dovuta al fatto che ci sono stati Paesi, anche europei, che hanno soffocato e sfruttato quei territori, e in parte continuano a farlo ancora adesso (parlo della Francia), creando una situazione di povertà assoluta per la popolazione locale. In primis, per quanto riguarda l’emergenza immigrazione, se questi Paesi hanno sfruttato quei territori, si devono fare carico degli immigrati provenienti da quei territori. Questa è la nostra posizione, al di là del blocco navale. Per quanto riguarda invece la fase non emergenziale, questi stessi Paesi dovrebbero contribuire più di altri, nell’ottica europea, a risarcire quei territori. Dovrebbero farlo non dando un risarcimento, ma creando un new deal, una politica di sviluppo per quei territori che in Africa soffrono, ma che fanno soffrire anche noi in modo indiretto – che poi in realtà è molto diretto per quanto riguarda le nostre tasche, perché per ogni immigrato che viene in Italia noi sosteniamo anche delle spese. Quindi, senza questa ottica forte e incisiva, anche a livello europeo, sull’economia dell’Africa, diventa difficile contenere il problema dell’immigrazione, soprattutto di quella clandestina, in Italia e in Europa. O l’Europa assume tale posizione, o altrimenti continuerà a fare lo scaricabarile nei confronti dell’Italia stessa, ignorando il problema, facendoci la ramanzina quando blocchiamo i porti e invece fregandosene, in realtà, di quella stessa solidarietà buonista che loro tanto sbandierano.
Le elezioni europee sono sempre più imminenti. Su cosa sarà incentrato il programma di Fratelli d’Italia, in vista della tornata elettorale in questione, e attraverso quali alleanze intendete portarlo avanti? Quali suggestioni suscita nel suo partito l’ipotesi concernente la creazione di un asse sovranista a trazione leghista?
Parlando di alleanze, noi crediamo in un asse sovranista. Non so se potrà essere a trazione leghista, perché nel momento in cui la Lega rimane ostaggio del M5S, diventa difficile credere che sia autenticamente tale. Per questo noi lavoreremo per intensificare l’alleanza con la Lega, anche nell’ottica delle elezioni europee. Però la posizione di FDI è quella di contare sempre di più per battere i pugni sui tavoli giusti, tavoli che non vediamo, perché sono distanti da noi, ma che incidono drammaticamente sulle nostre vite. Ne abbiamo parlato prima, il tema dell’immigrazione è uno di questi; credo che sia un tema centrale, fondamentale. Io vivo in Piemonte, nei prossimi giorni sarò a Claviere, dove ogni giorno immigrati clandestini vengono riportati indietro dalla gendarmerie. Non è questa l’Europa che vogliamo. Noi vogliamo contare di più per fare in modo che anche i francesi e i tedeschi abbiano cognizione dell’importanza e del peso dell’Italia. Noi siamo consapevoli della nostra forza, abbiamo la nostra dignità, vogliamo affrontare temi come quello dell’immigrazione clandestina e non solo (penso ad esempio a quello del made in Italy), senza però sacrificare la nostra popolazione.
Riccardo Perrone per Policlic.it