Analizzando – in forma apolitica e per quanto le mie competenze storiche lo permettano – l’attuale situazione politica italiana, mi trovo costretto a enunciare alcune considerazioni. Partendo dall’evidente situazione di stallo istituzionale, cercherò di sottolineare i cambiamenti e le motivazioni che hanno contribuito allo sviluppo di questa difficile situazione.
Ad aver certamente influito è la diversa connotazione che hanno assunto nel tempo due termini assai noti alla storia Italiana come a quella mondiale: Conservatori e Progressisti. La differenza sostanziale con il passato è quella della scomparsa dei simboli di partito e delle sigle che un tempo, in una sorta di “bipolarismo” sinistra/destra, si facevano carico del progresso o della conservazione. Oggi, il centro, più forte che mai, proprio perché unificato dagli interessi economici di partiti senza identità, racchiude in sé i cimeli di quegli schieramenti un tempo rivali, e getta nell’immobilismo totale un sistema già profondamente contaminato dalle vicissitudini storiche (1992). Il “neo partito conservatore”, quindi, raggruppa tutte quelle fazioni che vogliono mantenere una posizione di forza supportando un sistema evidentemente corrotto, prescindendo, così, dalle ideologie e dalle questioni morali continuamente strumentalizzate. Il tricolore, insieme alla falce e al martello, divengono il manifesto sbiadito di un’era all’insegna delle battaglie politiche e culturali, per lasciare il posto ad un unico grande Partito, riconoscibile sotto il vessillo della moneta unica europea.
Il progresso, invece, viene sostenuto da partiti che si presentano come forze rivoluzionarie, come movimenti casti e votati al solo bene comune. L’effetto di questo approccio è tanto deleterio quanto la “politica dell’inciucio” perpetrata a oltranza dai “conservatori”. L’eccesso di idealismo, infatti, totalmente scevro da qualsiasi forma di realismo, porta questi ultimi all’isolazionismo totale, nemico di ogni sistema democratico passato, presente e futuro. In un sistema parlamentare come il nostro, a maggior ragione, la comunicazione tra forze politiche, finalizzata al benessere del cittadino, è il cardine sul quale dovrebbe muoversi l’intera attività politica.
L’Italia assiste, invece, la lotta tra la cultura dell’interesse (violentemente sostenuta dai partiti di destra e sinistra indifferentemente) e la presunzione di essere i soli “capaci” e “puri” (fermamente sostenuta dai nuovi movimenti di stampo popolare e spesso populista).
Il nuovo paradigma attraverso il quale bisogna leggere le vicissitudini Italiane diviene, così, più complesso e tortuoso, costringendo il cittadino a dover scegliere tra la possibilità di favorire trasformismi e legittimare il “malaffare” da una parte, o devolvere interamente il potere nelle mani di una sola forza politica – restia a qualsiasi forma di dialogo con le altre parti in gioco – dall’altra.
Come sempre, tra l’incudine e il martello, ci frapporremo noi: i cittadini Italiani.